Elon Musk è diventato il migliore alleato di Trump e a gennaio può diventare “Doge”

Elon Musk è stato a lungo citato dal presidente eletto Donald Trump nel suo discorso della vittoria. Sarà un suo stretto alleato.
2 settimane fa
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Elon Musk stretto collaboratore di Trump
Elon Musk stretto collaboratore di Trump © Licenza Creative Commons

Ha 53 anni, sudafricano di nascita, due ex mogli, una decina di figli, un patrimonio da 285 miliardi di dollari che lo rende l’uomo più ricco del mondo, eccentrico, geniale, controverso, lungimirante e innovativo. Questo e molto altro è Elon Musk, ieri citato a lungo dal presidente eletto Donald Trump nel suo discorso della vittoria. Sarà uno dei suoi più stretti collaboratori, forse con un ruolo di governo. Il miliardario ha donato alla campagna repubblicana qualcosa come 119 milioni di dollari. Assegno ben ripagato, visto che solamente ieri la sua fortuna saliva di 13 miliardi, grazie al boom dei titoli azionari posseduti in Tesla e SpaceX.

Musk da democratico a repubblicano

Ci credete se vi diciamo che Musk e Trump fino a qualche tempo fa si detestavano pubblicamente? Il primo era un sostenitore del Partito Democratico. Avete letto bene. E il tycoon lo tacciò di dire “scemenze”. La svolta è degli ultimi anni. Ancora nel 2020 Musk sostenne Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca, sebbene già allora desse segnali di un riposizionamento di tipo ideologico. Del resto, se ci pensate bene, sembra persino logico che il fondatore di Tesla, principale casa di auto elettriche nel mondo, si spendesse per la parte politica favorevole alla transizione energetica ed ostile alle auto a benzina.

La rottura definitiva tra Musk e la sinistra americana si ebbe nel 2021. Biden convocò i vertici delle case automobilistiche americane per parlare del futuro dell’elettrico ed escluse proprio Tesla. Motivo? In quell’azienda non erano riconosciuti i sindacati. A quel punto, il magnate decise di girare i tacchi. Mesi dopo avrebbe comprato Twitter, oggi X, mandando a casa tutti coloro che avevano operato azioni di censura nei confronti degli utenti di vedute conservatrici o, comunque, non allineate con la sinistra.

SpaceX suo gioiello

Musk è molto osteggiato oggi dal mondo liberal, woke, immigrazionista e Lgbt.

Egli ritiene che la libertà di parola debba essere tutelata sempre e che i social non possano decidere preliminarmente quali contenuti debbano o non debbano essere pubblicati. Se il mondo lo conosce perlopiù grazie al successo con le auto elettriche, la sua punta di diamante è forse più SpaceX. Trattasi di una società che si occupa di programmi spaziali, ad oggi senza eguali nel mondo. Il mese scorso è stata capace di portare a compimento il recupero di un razzo vettore dallo spazio. In pratica, il suo programma spaziale è considerato più avanti persino di quello della NASA, nonostante il governo americano pompi ogni anno fior di miliardi nella sua agenzia. Tra l’altro, Musk si è posto l’obiettivo di andare su Marte e studia da anni il modo di sfruttare un vero e proprio turismo marziano.

Di recente, l’ex premier britannico Tony Blair ha dichiarato di non concordare su molte esternazioni di Musk, ma di essere pragmaticamente un suo sostenitore quando si parla di imprenditoria. E ha citato proprio SpaceX per far capire come il suo genio possa essere messo a disposizione dei governi e dei cittadini di tutto il mondo. Tanto per fare un esempio che ci riguarda, egli ha proposto all’ormai amica e premier italiana Giorgia Meloni l’adozione del sistema satellitare Starlink per azzerare il digital divide in Italia, portando la connessione persino nelle aree remote, come sta già accadendo in parti dell’Africa. Gli utenti pagherebbero l’abbonamento a soli 10 euro al mese.

Verso un ruolo al DoGE?

Ma di preciso Musk da Trump cosa vuole? Trattandosi di un personaggio stravagante, il discorso va ben oltre il vil denaro. Gli affari c’entrano di certo, ma non sono l’unico fattore che ha spinto il miliardario ad abbracciare la dottrina MAGA (“Make America Great Again”).

Egli vuole che il proprio genio venga riconosciuto ufficialmente e che si traduca in azioni concrete. Quali? Oltre a puntare molto sul programma spaziale, in campagna elettorale ha promesso di tagliare la spesa pubblica di 2.000 miliardi di dollari, quasi un terzo del bilancio federale, attraverso misure per rendere la pubblica amministrazione americana più efficiente .

E di lui si parla proprio per un ruolo al Department of Government Efficiency, il cui acronimo DoGE è anche il nome della criptovaluta preferita da Musk. Questo significa che avrà una posizione di governo? Vedremo. La questione più palese riguarderebbe i numerosi conflitti di interesse. Egli dovrebbe dimettersi dalle cariche societarie ricoperte e al contempo affidarle a un “blind trust” per tutto il periodo in cui dovesse reggere una carica pubblica.

Lotteria pro-Trump e rapporto con Meloni

Ma Musk potrebbe anche assumere un ruolo più defilato e non per questo meno importante per l’amministrazione Trump, quello di una sorta di consigliere del presidente. Un Rasputin americano del ventunesimo secolo. Non tutti lo amano, sia chiaro. Le autorità lo hanno nel mirino da anni. Le sue esternazioni sui social spinsero la Securities and Exchange Commission ad imporgli il silenzio, a meno di incorrere in dure sanzioni pecuniarie e amministrative. E nelle scorse settimane ha fatto discutere molto la sia lotteria pro-Trump: 1 milione di dollari al giorno per un estratto a sorte tra coloro che firmavano una petizione per la libertà di parola e in favore del possesso di armi. Ogni firmatario, poi, ha ricevuto 47 dollari. Operazioni al limite del legale per alcuni.

Con Musk alla Casa Bianca può sorridere la premier Meloni, che vanta un ottimo rapporto personale. Di recente, egli ha voluto consegnarle il Global Citizen Award 2024 dell’Atlantic Council. I due hanno ironicamente smentito una liaison amorosa, giusto per farvi capire quanto le relazioni personali siano strette. Ciò agevolerebbe anche quelle tra i due governi, a dire il vero già ottimi anche sotto l’attuale amministrazione uscente.

Musk minaccia per agenzie governative

Stiamo entrando in un territorio parzialmente inesplorato. Mai in una grande democrazia vi è stata la nomina in un ruolo di governo dell’uomo più ricco o tra i più ricchi al mondo. Il suo successo, insieme alla stravaganza, attirano molti appalusi, ma anche molti detrattori. Il vero rischio lo correranno le agenzie governative, che negli Stati Uniti come nel resto del mondo vanno avanti con sovvenzioni statali e sono scarsamente efficienti. Un Musk nel governo diverrebbe un loro nemico giurato.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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