L’occasione è stata la presentazione dei conti trimestrali di Tesla, che hanno deluso le attese del mercato. I margini sono scesi dal 25% di un anno prima al 18% e il suo CEO, Elon Musk, si è detto spaventato per quanto accaduto nel 2009, quando fallirono due grosse case automobilistiche americane: General Motors e Chrysler. L’uomo tra i più ricchi al mondo, se non il più ricco, stavolta non ha esternato il suo solito ottimismo per le sorti dell’economia mondiale. Al contrario, ha paventato l’arrivo di una crisi economica.
Spettro crisi economica globale
Musk ha notato come le famiglie che vivono di lavoro dipendente, in molti casi siano indebitati. E i tassi di interesse stanno esplodendo, tanto che molte rinvierebbero l’acquisto di un’auto per via degli alti interessi da pagare contraendo un prestito. Il tycoon ha puntato il dito contro i debiti delle carte di credito, sui quali pendono “interessi usurai” anche superiori al 20%. Il riferimento è alla situazione negli Stati Uniti, ma il tema si addice bene in questa fase anche all’Europa.
In pratica, Musk teme che la stretta sui tassi di interesse stia creando le condizioni per un ripiegamento dell’economia mondiale. In effetti, i consumi iniziano a contrarsi in diverse grandi economie, tra cui l’Italia. Aggiungiamo che i segnali che arrivano dal mercato obbligazionario non sembrano affatto promettenti. In genere, l’aumento dei rendimenti rispecchia una maggiore propensione al rischio, oltre che aspettative d’inflazione più elevate. Non è questo il caso. I mercati azionari sono scesi dai massimi dell’anno e scricchiolano tra tensioni geopolitiche e rischio recessione.
Rischio alta inflazione a lungo
Dunque, il boom dei rendimenti non ha a che vedere con la fuga dei capitali verso le borse, bensì con il rischio di una fase prolungata di alta inflazione. Le banche centrali non possono inviare segnali distensivi ai mercati, altrimenti alimenterebbero false aspettative sul calo dei tassi e finirebbero per stimolare l’ulteriore crescita dei prezzi al consumo.
Come se non bastasse, tutto ciò avviene nel bel mezzo di un caos globale. La guerra tra Russia e Ucraina, la polveriera mediorientale dopo l’attacco di Hamas a Israele, i colpi di stato in Africa e la tensione tra Cina e Occidente non fanno che aumentare le incertezze sul futuro dell’economia. I mercati scontano un certo grado di “deglobalizzazione”, che si starebbe già registrando sotto forma di accorciamento delle catene di produzione. L’idea sarebbe di allentare la dipendenza da aree potenzialmente ostili, ma tutto ciò si starebbe traducendo già nell’aumento strutturale dei costi di produzione. Dunque, l’inflazione sarebbe un fenomeno destinato a tenerci compagnia a lungo.
Musk teme per primato Tesla
Musk fiuta i rischi, anche perché proprio il mercato dell’auto ha risentito più di altri la crisi dalla pandemia in poi. Tesla è la prima casa al mondo per produzione di auto elettriche, ma il suo primato è sempre più insidiato dalla rivale cinese Byd. La concorrenza sui prezzi sembra perduta in partenza, cosa che diventa fonte di inquietudine per il bizzarro imprenditore di origine sudafricana. Dai massimi storici toccati a fine 2021, il titolo Tesla ha quasi dimezzato il suo valore in borsa. Nell’era del denaro a costo zero, gli investimenti azionari sembravano un gioco perennemente vincente. Adesso che i tassi in tutto il mondo sono saliti ai massimi da decenni, anche i giganti di Wall Street tremano.