A inizio settimana, Tesla ha pubblicato i risultati della sua prima trimestrale di quest’anno e per Elon Musk sono stati numeri record. La società di auto elettriche ha riportato un profitto netto di 438 milioni di dollari, in crescita dai soli 16 milioni del primo trimestre 2020 (+2.637%). In effetti, sono stati mesi record per le vendite: quasi 185.000 unità, per la quasi totalità dei Modello 3 e Modello Y. Nell’intero 2020, le auto elettriche Tesla vendute furono mezzo milione.
Eppure, le azioni Tesla hanno ripiegato dopo la trimestrale, perdendo alla chiusura di ieri il 5,9% rispetto alla seduta di lunedì.
Elon Musk e i numeri che non tornano
In effetti, 101 milioni di dollari di profitto sono stati realizzati vendendo il 10% dei Bitcoin acquistati a inizio anno. Elon Musk ha rastrellato tra gennaio e febbraio “criptovaluta” per un controvalore di 1,5 miliardi di dollari. Un decimo dei Bitcoin è stato venduto e ciò ha fatto infuriare i sostenitori delle monete digitali, a cui il CEO ha risposto rassicurando di aver smaltito il portafoglio solo allo scopo di dimostrare che questi nuovi strumenti di pagamento siano un’alternativa alla detenzione di liquidità.
Sarà, ma andando avanti nella disamina dei numeri scopriamo che altri 538 milioni (+46%) sono stati incassati grazie ai crediti regolamentari. Di cosa si tratta? Negli USA, le società che eccedono le soglie di inquinamento devono comprare i crediti da quelle che si mostrano meno inquinanti del tetto fissato. E Tesla rientra tra queste ultime. Così, riesce a vendere ogni anno centinaia di milioni di dollari di crediti alle sue concorrenti. In sé, una buona notizia.
Dunque, sottraendo dai 438 milioni di utili i 101 milioni della vendita di Bitcoin e i 538 milioni dei crediti legati all’ambiente, scopriamo che Elon Musk non ha incassato un solo centesimo dalle vendite di auto elettriche. Anzi, questa attività continua per la sua Tesla ad avvenire in perdita. E resta il fatto che l’attuale quotazione delle azioni si mostri a 1.090 volte l’utile annualizzato. In sostanza, la borsa americana sta valutando Tesla per 1.090 volte in più rispetto alla sua attuale capacità di maturare profitti. Peraltro, dei 438 milioni realizzati nel primo trimestre, 299 andranno allo stesso Elon Musk per via di un controverso compenso pattuito in passato.
Auto Tesla troppo costose
I ricavi di gennaio-marzo sono stati pari a 10,4 miliardi, ma di questi solo 9 miliardi attengono alla vendita di auto elettriche. Facendo una semplice divisione, si scopre che mediamente una Tesla costa all’acquirente sui 45.800 dollari. E anche questo dato va tenuto in considerazione: sganciarsi dal carburante continua a rimanere per poche tasche. Questo è ancora un mercato di nicchia e fino a quando i costi di produzione non saranno abbattuti notevolmente, i numeri rimarranno bassi.
Di una cosa possiamo essere certi. Elon Musk, che di Tesla fu anche il fondatore, è un genio della comunicazione. L’eccentrico uomo tra i più ricchi al mondo è riuscito a catalizzare l’attenzione degli investitori, attratti spesso dalla sua stravaganza verbale. Buttandosi sui Bitcoin, ha cercato di sostenere la crescita delle azioni Tesla legandole al boom della “criptovaluta”. L’espediente non sta funzionando nelle ultime settimane, tanto che il titolo in borsa è sceso del 27% dai massimi storici toccati a febbraio.