In India è emergenza cipolle. I raccolti sono risultati scarsi dopo le più abbondanti piogge monsoniche degli ultimi 25 anni, che nel corso dei mesi estivi hanno distrutto interi ettari di terreni alluvionati. Per questo, i prezzi sono letteralmente esplosi, arrivando a raddoppiare in appena una settimana e a triplicare in sei mesi. Sarebbe un problema ovunque, ma per i consumatori indiani è diventata una tragedia. La cipolla è un ingrediente fondamentale della cucina nazionale, senza la quale molti palati non riescono nemmeno a percepire il cubo del cibo.
Bond indiani attesi in rialzo, ma occhi al cielo per le piogge monsoniche
E non è tutto: imposti limiti assai stringenti anche alle detenzioni nei magazzini, con scorte massime di 500 tonnellate per i grossisti e di 100 tonnellate per i rivenditori. I primi segnali appaiono favorevoli ai consumatori, se è vero che i prezzi delle cipolle al kg sono diminuiti dalle 70 rupie a cui erano giunte nei giorni scorsi (circa 90 centesimi di euro) alle 50 medie attuali (65 centesimi), pur restando notevolmente superiori ai livelli pre-estivi. Ma a protestare adesso sono gli agricoltori, che lamentando come le iniziative del governo non consentano loro di compensare (appieno) i minori raccolti. E nell’India centrale, ad esempio, si sono radunati in blocchi stradali.
I numeri dell’India
L’India è il secondo produttore di cipolle al mondo. La sua produzione annua nel 2018, stando ai dati FAO, è stata di 22,42 milioni di tonnellate, dietro solo alle 24,34 milioni della Cina. Tuttavia, presenta una resa molto bassa, cioè di appena 17,17 tonnellate per euro, molto meno delle 66,82 negli USA e delle 22,08 della stessa Cina.
Quanto accaduto segnala i problemi a cui è esporta l’agricoltura indiana, che contribuisce per ben il 14% del pil, circa 5 volte la media delle economie avanzate, nonché per il 42% dell’occupazione, una ventina di volte in più rispetto al mondo ricco. Ma le scorte di magazzino rappresentano appena circa il 2-3% nel caso delle cipolle, sebbene proprio il loro rilascio da parte del NAFED, un ente che riunisce le cooperative agricole, stia contribuendo a calmierare i prezzi. Le 56,7 milioni di tonnellate, infatti, vengono vendute sul mercato a prezzi più che dimezzati rispetto a quelli mediamente vigenti, vale a dire a 23,9 rupie al kg, poco più di 30 centesimi di euro.
Tenere sotto controllo l’inflazione è diventato un must per la Reserve Bank of India, la quale così potrà continuare a tagliare i tassi, sostenendo il rally del comparto obbligazionario e aumentando anche i margini di manovra fiscale del governo, che punta a rinvigorire la crescita del pil – ad appena il 5% nel trimestre aprile-giugno, ai minimi degli ultimi sei anni – con tagli alle tasse e maggiori investimenti in infrastrutture. E le piogge monsoniche sono un fattore determinante per i prezzi interni, sebbene espedienti come quelli appena messi in campo da Modi servano solo ad affrontare le emergenze, non certo ad evitarle. Servirebbe, al contrario, incentivare una maggiore intensità delle produzioni agricole e rendere più efficiente e concorrenziale la filiera, visto che i prezzi delle stesse cipolle alla tavola risultano più che raddoppiati rispetto all’ingrosso.
Il mercato dei bond in India non approfitta più del taglio dei tassi