Alzi la mano chi non ha pensato almeno una volta che l’aumento del prezzo del gas e delle bollette in genere non sia anche di tipo speculativo? In questi mesi, stiamo vivendo un periodo che potremmo senz’altro definire come paradossale sotto alcuni aspetti. Se da un lato l’aumento dei prezzi delle bollette sta mettendo in ginocchio i risparmi di famiglie e piccole imprese, dall’altro, ha fatto e sta continuando a fare la fortuna di alcune grandi società, soprattutto di quelle energetiche.
Per riequilibrare questa situazione, una delle più importanti misure emergenziali varate dal governo è sicuramente il bonus 200 euro. Questa misura è stata finanziata interamente attraverso l’aumento della tassa sugli extraprofitti generati proprio da queste società. Tassa che è così passata dal 10 al 25%.
Il governo – e di questo bisognerebbe dargliene atto – non ha dovuto ricorrere ad un ulteriore scostamento di bilancio e quindi a nuovo debito.
Questa mossa, almeno nei piani del Governo, porterà nelle casse dello stato ben 10 miliardi di euro entro la fine dell’anno. Purtroppo, però, ad oggi è stato incassato soltanto un miliardo. Alcune di queste società che hanno guadagnato dall’aumento dei prezzi delle bollette non avrebbero intenzione di pagare e stanno già presentando ricorso.
Il presidente Mario Draghi non intende aspettare ulteriormente: con il decreto Aiuti bis, sono state previste delle nuove sanzioni contro chi ritarda il pagamento. Vediamo meglio cosa sta succedendo.
Tassa sugli extra profitti per contrastare l’aumento del prezzo delle bollette
Come già detto in apertura, l’innalzamento della tassa sugli extra profitti delle società energetiche (che è passata dal 10 al 25%) dovrebbe generare circa 10 miliardi di euro. Risorse, quest’ultime, che sono state utilizzate per coprire la misura del bonus 200 euro. Misura, peraltro, già erogata alla quasi totalità degli aventi diritto, ad eccezione dei professionisti, che lo riceveranno a ottobre, e pochi altri ancora.
Il problema è che molte società che hanno guadagnato dall’aumento delle bollette non hanno ancora pagato quanto dovuto. Entro il 31 di agosto, le stesse società avrebbero dovuto versare l’acconto di questa tassa, per un totale di circa 4 miliardi di euro. Peccato, però, che finora lo stato ha incassato soltanto 1 maliardo.
Il governo ha così voluto correre ai ripari (almeno per quanto possibile), prevedendo, con il decreto Aiuti bis, delle sanzioni più stringenti per chi non paga entro i termini stabiliti. Sanzioni che possono arrivare anche fino al 60% di quanto non versato.
Acea fa ricorso, ecco il motivo
La questione, però, è un po’ più complicata di così. Alcune società stanno pensando di fare ricorso.
Acea, ad esempio, ha già detto di non aver intenzione di pagare l’extra tassa per i profitti generati quest’anno. Profitti davvero sorprendenti, specie se comparati con quelli degli anni precedenti, ma che, a detta della stessa società, riguarderebbero in parte “operazioni straordinarie”, non legate ad alcun tipo di speculazione o all’andamento del prezzo dell’energia.
In tutti i casi, l’aumento del prezzo delle bollette non accenna a diminuire. Anzi, secondo alcune previsioni, potrebbe addirittura aumentare nei prossimi mesi. Una situazione davvero difficile, soprattutto se si pensa che siamo nelle mani di un governo dimissionario, da poco sfiduciato dal parlamento, e quindi non nel pieno delle proprie funzioni. Sicuramente, si tratta di una situazione che si sta ripercuotendo sulle spalle della povera gente. È molto probabile che un esecutivo sostenuto da un’ampia maggioranza parlamentare avrebbe potuto emanare delle misure in modo molto più veloce rispetto a quanto è stato fatto finora.