Se siete fan accaniti di Netflix, avrete senz’altro visto o almeno sentito parlare della serie tv Emily in Paris. Tratta la storia di una giovane responsabile marketing di una società di Chicago, spedita a Parigi dopo l’acquisizione di un’attività francese per curarne l’immagine. Sembra il classico racconto di un’americana in Europa, che poco a poco deve abituarsi a un nuovo modo di vivere. Ma il successo è stato eclatante con risvolti positivi per il turismo nella capitale francese.
Non solo Emily in Paris per attirare turisti
Il turismo ha trainato l’economia transalpina, che per il resto non se la sta passando bene. E non è una prerogativa della Francia riuscire ad attirare stranieri grazie alla televisione. Anzi, nell’ultimo decennio i casi di maggiore successo si registrano in Italia. Pensate alla Puglia nel decennio scorso, che ha sfruttato anche eventi mediatici come matrimoni di celebrità per trasformarsi in una location ambita anche all’infuori dei confini nazionali. E cosa dire di recente di White Lotus, altra serie tv di successo e che per una stagione è stata ambientata a Taormina.
Pensate che il giorno stesso in cui uscì la prima puntata, le prenotazioni dei cittadini americani per la Sicilia risultarono raddoppiate. Lo stesso Commissario Montalbano ha sostenuto il turismo nel ragusano, contribuendo tra l’altro a fare esplodere i prezzi di affitti, lidi e ristoranti. Emily in Paris non fa eccezione. Parigi non avrebbe avuto di certo bisogno di una serie tv per essere visitata, ma evidentemente anche una meta così rinomata riesce a ricavare valore grazie alla televisione.
Macron scende in campo contro Roma
Durante la quarta stagione, la prémière dame Brigitte Macron ha avuto un cameo.
Opportunità per Roma
Quale sarebbe la ragione per ambientare la quinta stagione nella Città Eterna di una serie tv che s’intitola Emily in Paris? Secondo gli sceneggiatori, la protagonista si sarebbe grosso modo già ambientata a Parigi e per ragioni di trama avrebbe bisogno di nuove avventure. Le troverebbe spostandosi in Italia, dove l’attende una nuova posizione lavorativa. Ma, com’è evidente, all’Eliseo poco interessa del copione. L’economia francese rischia di perdere quell’impulso che può servire in periodi di vacche magre a spostare qualche decimale di Pil. A maggior ragione ora che il nuovo governo di Michel Barnier annuncia un’ondata di austerità fiscale.
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha reagito piccato alle dichiarazioni di Macron. “Lasciamo decidere a lei”, ha dichiarato con ironia e riferendosi alla protagonista di Emily in Paris. Il cambio di location gli consente di fruire di un’opportunità irripetibile per (ri)lanciare l’immagine di una città da anni appannata tra buche, traffico soffocante e malaffare. La sua speranza sarebbe che l’ambientazione venisse romanzata com’è accaduto per Parigi. Non tutti in Francia l’hanno presa bene. Alcuni deputati dei Verdi hanno sostenuto che gli episodi offrano un’immagine distorta della realtà e dannosa per l’ambiente. Ad esempio, hanno spiegato, mitizzerebbero i vecchi edifici poco soleggiati e inefficienti sul piano energetico.
Emily in Paris svela l’ipocrisia dell’europeismo di comodo
Se ve ne fosse stato bisogno, anche Emily in Paris ci aiuta a capire che non esiste anche solo lontanamente l’idea di Europa. Se un capo di stato interviene per impedire che una stagione venga ambientata fuori dai suoi confini nazionali, qualcosa non va. A parole siamo tutti europeisti, poi se una banca italiana acquisisce quote di una tedesca si grida “al lupo, al lupo”. O se un regista sposta l’ambientazione da Parigi a Roma scoppia un caso politico. Questa non è sana competizione, bensì la difesa oltranzista di orticelli striminziti secondo logiche da pollaio, se viste all’infuori del continente.