Emissioni di Bot e BTp sopra 450 miliardi di euro nel 2025, varranno un quinto del Pil

Le emissioni di Bot e BTp nel 2025 ammonteranno ad oltre 450 miliardi di euro e varranno un quinto del Pil italiano. Compito agevolato dal taglio dei tassi.
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4 giorni fa
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Emissioni di BTp e Bot sopra 450 miliardi nel 2025
Emissioni di BTp e Bot sopra 450 miliardi nel 2025 © Licenza Creative Commons

E’ stato un biennio complicato per la gestione dei conti pubblici italiani durante il maxi-rialzo dei tassi di interesse. Alla fine, tutto è andato per il meglio. Dallo scorso giugno, poi, la Banca Centrale Europea ha iniziato a ridurre il costo del denaro e ciò ha alleggerito le tensioni finanziarie a carico dei nostri titoli di stato. Ma le emissioni di Bot e BTp saranno notevoli anche l’anno prossimo, quando l’intero stock del debito pubblico è destinato a salire sopra 3.000 miliardi di euro.

Montagna di debiti da rifinanziare

Partiamo da un dato certo. I titoli di stato a medio-lungo termine in scadenza nel 2025 ammontano a un controvalore di 242 miliardi. A questi dobbiamo sommare i 132 miliardi di titoli a breve termine in circolazione al 31 agosto scorso. Fin qui la somma fa sui 375 miliardi. Dobbiamo ancora aggiungere quella parte di spesa pubblica che il governo Meloni stima non sarà coperta dalle entrate, vale a dire il deficit fiscale. Stando ai nostri calcoli, impostati sul Def 2024 approvato nella primavera scorsa, si aggirerà intorno agli 80-85 miliardi.

Sommando le tre voci, otteniamo che le emissioni di BTp e Bot dovranno essere in area 455-460 miliardi. In base al ricalcolo del Pil italiano appena effettuato dall’Istat, incideranno per il 20% di quest’ultimo. Percentuale altissima, dato che le convenzioni internazionali vedono già la soglia del 10% quale rilevante per uno stato. E sopra il 15% si è esposti alle tensioni finanziarie. Per nostra fortuna, se così possiamo affermare, l’Italia è abituata a gestire un calendario di emissioni che nell’intero anno fiscale arriva a valere anche un quarto del Pil. Dal calcolo stiamo volutamente escludendo i prestiti europei tramite il Pnrr, in quanto la loro entità rimane incerta fino all’effettiva erogazione e resta da capire se il governo intenda escluderli dal deficit già programmato o inglobarli anche solo parzialmente.

Taglio dei tassi benefico, ma non toccasana

Questi numeri ci fanno comprendere quanto sia importante non illudersi che di per sé il taglio dei tassi in corso sventerà ogni possibile focolaio di tensione sui mercati. Esattamente due anni fa avveniva qualcosa a cui non pensavamo nemmeno. L’allora premier britannica Liz Truss, in carica da appena un mese e mezzo, presentava un bilancio per l’anno successivo considerato dai mercati eccessivamente imprudente e indisciplinato sul piano fiscale. I rendimenti dei Gilt esplosero, costringendo la Banca d’Inghilterra a spegnere l’incendio.

Da allora, si definisce “effetto Truss” ogni evento o dichiarazione che vada nel senso di indisporre i mercati. E’ accaduto al Regno Unito, che s’immaginava immune dalle crisi fiscali. Per la cronaca, la premier si dimise qualche settimana più tardi e il suo fu il governo più breve in oltre due secoli di storia nazionale. Figuriamoci cosa potrebbe accadere a un paese come l’Italia, da decenni alle prese con elevati livelli di indebitamento e nel mirino già dei mercati.

Emissioni BTp, investitori stranieri e banche italiane già pronti

Le elevate emissioni di BTp in programma non potranno essere assorbite dalle famiglie. Per certi versi, hanno fatto più di quanto ci si potesse aspettare negli ultimi quasi tre anni, ma con i rendimenti calanti diverrà per loro più difficile continuare a presidiare il mercato sovrano e le aste del Tesoro. Anche perché i loro risparmi non sono infiniti. Faranno il loro dovere le banche italiane e gli investitori stranieri, come già sta accadendo di nuovo da alcuni mesi. Tuttavia, ciò non autorizza a immaginare che possiamo approfittarne tirando la corsa fino a spezzarla. La fiducia è una pianta che va annaffiata con costanza e pazienza nel lungo periodo.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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3 Comments

  1. Non sottoscrivete obbligazioni statali
    Non fate prestiti allo stato perché i vostri soldi andranno al fronte e i grandi debiti dello stato non garantiranno il relativo rimborso.

    • Perché non rinunci alla cittadinanza Italiana ? Saresti più coerente con te stesso e con il Paese al quale devi di certo più di quanto chiedi .

  2. Bravissimo.
    La prima crisi finanziaria rischia di fregare il ceto medio che in questi anni ha sottoscritto i titoli del debito pubblico.

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