I conti pubblici italiani sono osservati speciali insieme a quelli francesi e di altri cinque stati comunitari dopo l’avvio della procedura d’infrazione per deficit eccessivo da parte della Commissione europea. Ma la buona notizia è che l’assestamento di bilancio ha trovato entrate fiscali nettamente superiori alle previsioni per quasi 25 miliardi di euro quest’anno. E questo cambierebbe grosso modo il clima all’interno del governo e nel Paese al ritorno delle vacanze estive.
Spesa pubblica ancora alta
Nel dettaglio, il gettito Irpef è stimato a +8,9 miliardi, il gettito Ires a +6,5 miliardi.
E sul fronte della spesa i problemi riguardano ancora una volta i bonus edilizi. L’ultima stretta del marzo scorso, tuttavia, sembra aver fatto rientrare l’allarme sui crediti d’imposta maturati in relazione alle ristrutturazioni. Riuscendo a tenere a bada le uscite, il boom di entrate fiscali consentirebbe al governo Meloni di tenere fede alle promesse sin qui ribadite. In primis, la conferma del taglio del cuneo fiscale: 7% sui redditi lordi fino a 25.000 euro all’anno, 6% fino a 35.000 euro. Costo: 11 miliardi. Altri 4 miliardi servirebbero per confermare le tre aliquote Irpef del 23%, 35% e 43%.
Conto della prossima legge di Bilancio
Da quest’anno il secondo scaglione per i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro annui è stato assorbito dal primo, passando da un’imposizione Irpef del 25% a una del 23%.
In realtà, il conto sarà più ampio. Ci sarà da rifinanziare le missioni militari internazionali e la vacanza contrattuale per i dipendenti pubblici. Costo atteso: 3-4 miliardi. Anche per questa ragione il vice-ministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha appena previsto regole più favorevoli per le partite Iva che aderiranno al concordato preventivo biennale. Flat tax al 10-15% sui redditi incrementali, oltre a zero controlli. Spera di poter portare nelle casse dello stato qualche miliardo di euro necessario a coprire le varie esigenze di spesa in vista della legge di Bilancio.
Entrate fiscali super, ma niente colpi di testa su pensioni
Capitolo pensioni. Inseguire la Lega di Matteo Salvini sulla strada di sempre nuove misure per l’anticipo dell’uscita dal lavoro costa. E i soldi non ci sono, anzi già spendiamo fin troppo per le pensioni. Ipotecare parte delle maggiori entrate fiscali per accontentare platee ridottissime di over 60 non sembra fattibile. La flessibilità promessa dal governo è stata già da quest’anno all’insegna della sostenibilità: in pensione prima, ma accettando assegni ridotti, ossia calcolati con il metodo contributivo. Al di là di tutto, la spesa va tagliata in rapporto al Pil. Per quest’anno è stimata sopra il 51%. Era esplosa sopra il 57% nel 2021, ma era ben sotto il 50% prima del Covid.