C’era molta attesa per ciò che avrebbe deciso Fitch lo scorso venerdì sui titoli di stato italiani. Alla fine, l’agenzia ha confermato il rating BBB con prospettive “stabili”. Ha altresì innalzato le previsioni di crescita del PIL italiano dallo 0,5% a marzo all’1,2%. Per l’anno prossimo, però, intravede una frenata da +1,3% a +0,8%. Tre sono state le ragioni di questa decisione, ha spiegato nel comunicato: la discesa del prezzo del gas, la forte crescita del turismo e il rafforzamento della domanda globale.
Già da oggi i titoli di stato italiani dovrebbero tornare a respirare dopo settimane di tensioni tra rialzo dei tassi d’interesse senza sosta da parte della Banca Centrale Europea (BCE) e gli allarmi di Moody’s. Questa ha minacciato di declassare il rating tricolore a “spazzatura” per effetto della crescita debole che conseguirebbe all’uso parziale dei fondi europei con il PNRR. Ma il respiro sarà breve, perché proprio Moody’s dovrà esprimersi sui BTp venerdì 19 maggio.
Inutile dire che c’è apprensione sui mercati. Un eventuale declassamento dei titoli di stato avrebbe effetti pesantissimi sul piano globale. L’agenzia giudica i nostri bond sovrani Baa3 con outlook “negativo”. In altre parole, basterebbe che ci abbassasse il voto di un solo gradino per scaraventarci nell’area “non investment grade”, cioè tra gli emittenti speculativi, poco sicuri. Ne scaturirebbero vendite copiose dei BTp da parte di fondi d’investimento impossibilitati per statuto a detenere assets qualitativamente bassi. Insomma, un apocalisse finanziario.
Titoli di stato sotto esame dopo Fitch, taglio rating Moody’s poco probabile
Tuttavia, malgrado la minaccia, ciò non dovrebbe accadere.
Detto ciò, l’Italia ha dopo svariati anni un governo politicamente coeso. Lo ha rimarcato la stessa Fitch, notando come sarebbe destinato a durare per l’intera legislatura, a fronte di opposizioni tra l’altro divise. Se c’era un timore tra i detentori dei titoli di stato italiani, era proprio l’arrivo al potere della destra di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Eppure la premier è diventata sin dal primo giorno del suo insediamento a Palazzo Chigi una figura rassicurante per le cancellerie straniere. La sua prudenza fiscale è stata notata e apprezzata dai mercati. In sostanza, rispetto a pochi mesi fa è venuto meno lo scenario peggiore, cioè di un governo potenzialmente incurante della stabilità dei conti pubblici. Anche di questo Moody’s dovrà tenere conto.