Esistono due diverse pensioni anticipate da sfruttare, ecco le differenze e i requisiti

Pensione anticipata ordinaria e pensione anticipata contributiva cosa cambia? Ecco le differenze tra due diverse misure.
2
5 ore fa
2 minuti di lettura
Esistono due diverse pensioni anticipate da sfruttare, ecco le differenze e i requisiti
Foto © Investireoggi

La pensione anticipata in linea di massima viene considerata quella particolare misura che ha preso il posto della pensione di anzianità che era in vigore prima della riforma Fornero. In pratica nell’immaginario collettivo la pensione anticipata ordinaria è quella misura che consente il pensionamento a prescindere dall’età del diretto interessato. Però, come è vero che di pensioni ordinarie in Italia ce ne sono due, cioè la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata, è anche vero che sono due anche le pensioni anticipate ordinarie previste dal sistema previdenziale nostrano.

Una effettivamente è senza limiti anagrafici e quindi può essere percepita a prescindere dall’età. L’altra invece prevede un limite anagrafico ben stabilito ma soprattutto una netta limitazione di platea dei beneficiari. E adesso vedremo

Esistono due diverse pensioni anticipate da sfruttare, ecco le differenze e i requisiti

La pensione anticipata ordinaria è quella misura che possono sfruttare tutti i lavoratori indipendentemente da quando hanno iniziato a versare i contributi e senza limiti di età. Basta solo raggiungere la giusta carriera contributiva. Chi ha versato 42 anni e 10 mesi di contributi se si tratta di un uomo oppure chi ha raggiunto i 41 anni e 10 mesi di contributi versati se si tratta di una donna, può andare in pensione con questa misura. Uscendo dal lavoro semplicemente arrivando alla giusta carriera contributiva. Esattamente come una volta si faceva con le pensioni di anzianità per le quali però bastavano 40 anni di versamento. Per la misura i contributi utili sono quelli a qualsiasi titolo versati. E quindi anche i volontari, i figurativi o quelli da riscatto. L’unico vincolo è quello dei 35 anni di contributi effettivi. Cioè gli anni che devono essere raggiunti necessariamente senza utilizzare i contributi figurativi da disoccupazione o figurativi da malattia.

Tra pensione anticipata ordinaria e pensione anticipata contributiva cosa cambia?

Sempre nel novero delle pensioni anticipate ordinarie rientra anche quella contributiva.

In questo caso, come recita il suo stesso nome, la misura è destinata soltanto a chi rientra nel sistema contributivo. Parliamo di quelli che vengono chiamati nuovi scritti. Perché hanno il primo versamento di contributi a qualsiasi titolo dopo l’ingresso della riforma Dini nel 1996. Soggetti che vengono definiti contributivi puri proprio perché non hanno versamenti antecedenti la data d’ingresso nel sistema previdenziale italiano della riforma contributiva di Lamberto Dini. La pensione anticipata contributiva è abbastanza particolare. Perché è vero che prevede una limitazione di platea. Ma ne prevede un’altra molto importante che è quella di importo minimo della pensione. I requisiti per questa misura sono 64 anni di età e 20 anni di contributi versati. Ma anche una pensione che alla data di decorrenza non può essere inferiore a tre volte l’assegno sociale.

Il pesante fardello dell’importo minimo di pensione da centrare

Significa che nel 2025 uomini e donne che vogliono andare in pensione con questa misura e che hanno il primo accredito dopo il 1995, per accedervi devono raggiungere una prestazione che supera i 1.600 al mese. Sulla misura però anche se abbiamo detto che uomini e donne possono uscire in maniera identica perché la misura non prevede differenze di genere come invece ne prevede la pensione anticipata ordinaria, per le donne che hanno avuto dei figli c’è la possibilità di uscire dal lavoro con questa misura anche se hanno raggiunto una pensione pari a 2,8 volte l’assegno sociale se hanno avuto un figlio e a 2,6 volte se hanno avuto più figli. In ogni caso sia per la pensione anticipata ordinaria che per la pensione anticipata contributiva il sistema prevede una finestra di 3 mesi per la decorrenza del primo rateo di trattamento.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

2 Comments

  1. Egr. Dott. Mazzarella, non le sembra che questi governi degli ultimi trent’anni siano dei veri e propri vampiri che si accaniscano sempre più verso la classe più debole? Ovvero pensionati e lavoratori. Oggi è assolutamente vergognoso percepire pensioni da terzo mondo dopo ben 40 e oltre anni di lavoro. Mentre i disonorevoli parlamentari con pochi anni di contributi percepiscono pensioni superiori a un funzionario dello stato che ha lavorato per più di 40 anni. Penso che verrà il giorno di una vera rivoluzione sociale contro questa classe dirigente e politica (veri e propri zerbini) pilotati da massoni e gente senza scrupoli che si accaniscono sempre più verso il popolo in tutti i sensi. Ogni cosa a suo tempo!

  2. Verrà ma quando, dopo morti tta la classe operaia,loro con 7.000 euri al mese, nessuno si è degnato di fare casino, neanche i sindacati, noi italiani siamo bravi solo a fare bla bla bla bla,

Lascia un commento

Your email address will not be published.

mutuo immobiliare
Articolo precedente

Mutuo agevolato 2025: i benefici per la 104

codice tributo 8911
Articolo seguente

Codice tributo 8911: quando e come utilizzarlo