Il 2020 si è chiuso con un record per la bilancia commerciale italiana. Il saldo attivo è salito a 63,6 miliardi di euro, il 3,85% del PIL. A pesare sul dato c’è stato sicuramente il tonfo delle importazioni (-54 miliardi), che ha superato quello delle esportazioni italiane (-46,7 miliardi). Ma anche i primi mesi del 2021 si caratterizzano per un andamento certamente positivo per il Made in Italy. Da gennaio a maggio, la bilancia commerciale segna un attivo di 23 miliardi, sostanzialmente simile allo stesso periodo dell’anno precedente.
La ripresa dell’economia italiana dopo la fase acuta dell’emergenza Covid dovrebbe avere ripercussioni ambigue sull’import-export. Da un lato, salgono gli ordini dall’estero grazie alle riaperture e al graduale ritorno alla normalità. Dall’altro, crescono anche le importazioni italiane, nonché il loro costo. Pensate al prezzo del petrolio e delle altre materie prime. Per questo, il dato sulla bilancia commerciale nei primi 5 mesi dell’anno appare più che positivo.
Esportazioni italiane, il peso dell’agroalimentare
E ci sono altre ragioni per ambire a un po’ di sano ottimismo in questa fase. Dovete sapere che oltre i due terzi dell’attivo commerciale realizzato nel 2020 si è avuto grazie a due sole economie: USA e Svizzera con rispettivamente +27,7 e 15,7 miliardi di euro. Per fortuna, si tratta di realtà attese per quest’anno in forte crescita. L’economia americana dovrebbe segnare un PIL a +7% e quella elvetica a +3,5%. Nel 2020, si erano contratte la prima del 2,5% e la seconda del 3%. Questo significa che già in questi mesi starebbero non solo recuperando le perdite accusate a causa della pandemia, ma si starebbero riportando decisamente sopra i livelli pre-Covid.
E cosa fa un’economia quando è in buona salute? Compra. Dunque, le esportazioni italiane verso i due paesi potrebbero persino aumentare, migliorando ulteriormente il saldo commerciale complessivo o almeno frenando la tendenza a un suo deterioramento con la risalita delle importazioni.
Di fatto, l’agroalimentare pesa per circa un decimo delle esportazioni italiane. Ed è trainante per alcune economie regionali. Sempre nel 2020, invece, hanno sofferto particolarmente Sardegna e Sicilia. Esse hanno visto praticamente dimezzato il valore delle esportazioni dei prodotti petroliferi raffinati, per cui hanno segnato rispettivamente -40,6% e -24,2% per le esportazioni complessive. Ma la ripresa sia della domanda che dei prezzi del greggio dovrebbe sostenere queste due economie relativamente povere dell’Italia. Insomma, ci sono ragioni per credere che il 2021 vedrà la nostra crescita economica balzare forse più del previsto. Facendo gli scongiuri sulla variante Delta, l’obiettivo di un PIL a +5% sembra davvero alla portata.