Se la tendenza in tutta Europa è di alzare l’età pensionabile, al fine di contribuire al risanamento dei conti pubblici e alla solidità futura del sistema previdenziale, la Polonia è andata nella direzione opposta in questi giorni, dopo che il governo di Beata Szydlo, premier in carica da otto mesi, ha presentato una proposta per consentire ai lavoratori polacchi di abbassare l’età per andare in pensione a 60 anni per le donne e a 65 anni per gli uomini dai 67 anni attualmente previsti per tutti.
La misura era stata promessa da Diritto e Giustizia, il partito di destra, che nel corso del 2015 ha conquistato prima la presidenza della repubblica con Andrzej Duda e successivamente anche la maggioranza in Parlamento. Il costo dell’operazione è stimato in 8 miliardi di zloty, pari a circa 1,8 miliardi di euro, corrispondenti a circa un terzo di punto di pil, non certamente proibitiva, ma che va ad aggravare i conti pubblici, tanto che la stampa nazionale aveva riportato la notizia che il ministro delle Finanze, Pawel Szalamancha, avrebbe desiderato insieme ad altri due ministri porre qualche paletto, consentendo alle donne di anticipare l’uscita dal lavoro a 60 anni, se in possesso di 35 anni di contributi e agli uomini, se con 40 anni di contributi.
Rating bond Polonia resta alto
In ogni caso, in settimana è arrivata una buona notizia per Varsavia, dopo che l’agenzia di rating Fitch ha confermato il suoi giudizio sul rating sovrano del paese ad “A-” e con outlook stabile. L’istituto stima un deficit pubblico al 3% nel 2017, contro il 2,9% del target fissato dal governo.
Lo zloty ha recuperato parzialmente le perdite accusate con la Brexit, attestandosi a un cambio intorno a 4,37 contro l’euro, pur restando in calo dello 0,4% dal giorno del referendum nel Regno Unito. Nel frattempo, la Borsa di Varsavia ha perso intorno al 5,5%, portando il passivo sotto il governo in carica a 22 miliardi di dollari.