La portata dell’azzardo del presidente Emmanuel Macron la scopriremo la sera del 30 giugno. I risultati del primo turno delle elezioni anticipate ci indicheranno già l’eventuale entità della sconfitta dei centristi dell’attuale maggioranza. Uno dei temi caldi di questa campagna elettorale super breve riguarda l’età pensionabile. Solamente un anno fa, l’Eliseo incassava un grande successo sul piano politico con l’approvazione della riforma delle pensioni perseguita da decenni dai governi di centro-destra senza alcun risultato. Anche se al costo di paralizzare la Francia con le proteste di piazza e gli scioperi e di cambiare governo – la premier Elisabeth Borne è stata rimpiazzata dal giovane Gabriel Attal – Macron dimostrava di riuscire ad ottenere quanto gli altri non avevano saputo in passato.
Tre blocchi alle elezioni anticipate
Le candidature nei 577 collegi sono state presentate. Si è venuto a creare un panorama politico inedito: a sinistra è nato un fronte popolare costituito da socialisti, verdi, comunisti e la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. A destra il Rassemblement National di Marine Le Pen ha siglato uno storico accordo con Les Républicains di Eric Ciotti, il quale è stato, però, espulso dal suo stesso partito a seguito della decisione. Il Tribunale di Parigi ha temporaneamente giudicato “illegale” tale destituzione, aprendo il caos tra i gollisti circa chi effettivamente rappresenti il partito.
Al centro ci sono sempre i sostenitori di Macron di La République En Marche. Per i sondaggi arriverebbero terzi con il 17-19% dei consensi e una manciata di deputati, dietro al fronte di sinistra sopra il 25% e alla destra tra il 32% e il 35%. Gli scenari sono diversi e vanno da una maggioranza assoluta per il blocco di destra all’assenza di una maggioranza. L’unica certezza, numeri alla mano, è che la prossima Assemblea Nazionale vedrebbe l’affermazione di partiti contrari all’aumento dell’età pensionabile del 2023.
Destra e sinistra contrarie a riforma di Macron
Destra e sinistra si opposero alla riforma di Macron. Essa prevede l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni entro il 2030, con incrementi di tre mesi all’anno per ogni anno e a partire dal settembre del 2023. Inoltre, l’assegno pieno è ottenuto con 43 anni di contributi dai 42 anni necessari fino ad oggi. Pur non essendo state novità eclatanti, i francesi si sono mostrati molto contrariati. Sia Le Pen che Mélenchon promettono di disfare la riforma. E ciò implicherebbe il sostenimento di un costo politico, oltre che strettamente economico.
La Francia spende ogni anno il 15% del Pil per le pensioni, circa un punto e mezzo meno dell’Italia. I conti della sua previdenza sono stati finora in attivo, ma si stima che nei prossimi decenni rischiano di passare in deficit fino a mezzo punto di Pil. Riportare indietro con le lancette l’età pensionabile sarebbe percepito assai negativamente dai mercati finanziari. Non è un caso che da giorni sono scossi e lo segnalano con rialzi dei rendimenti e degli spread. La paura è che il provvedimento sia sintomatico di una politica fiscale nel complesso lassista e che altri governi possano seguirne le inclinazioni con misure che allentino gli impegni in favore della sostenibilità dei conti pubblici.
Età pensionabile in Italia a 67 anni
In Italia l’età pensionabile ufficiale venne innalzata per uomini e donne a 67 anni dalla legge Fornero a fine 2011, pur progressivamente per le donne. Tuttavia, esistono nel nostro sistema numerose scappatoie che consentono il pensionamento anticipato ai lavoratori. Tra queste abbiamo Opzione Donna, Quota 103, Ape Social e la pensione anticipata. Negli ultimi anni la confusione è cresciuta con il sedimentarsi di misure eccezionali l’una sopra l’altra. L’età effettiva del pensionamento nel nostro Paese risulta all’incirca di 64 anni, quanto quella ufficiale a cui tenderà la Francia entro fine decennio.