In Cina si aggira uno spauracchio tra la classe dirigente e forse anche la stessa popolazione, quello di diventare vecchi prima ancora di diventare ricchi. L’anno scorso, la popolazione è diminuita di 2 milioni di abitanti ed è stata scavalcata dall’India in termini numerici. Nulla rispetto agli 1,4 miliardi di abitanti. Resta il fatto che a Pechino si parla apertamente di crisi demografica e per arginarne gli effetti è stato appena annunciato l’aumento dell’età per andare in pensione. Il comunicato dell’agenzia di stampa statale Xinhua è stato una doccia fredda per centinaia di milioni di lavoratori.
Età per la pensione sale fino a 63 anni
La decisione è arrivata per volontà del Comitato permanente del Partito Comunista Cinese, che ha indossato questa volta i panni della signora Fornero di turno. A partire dal prossimo gennaio, l’età per la pensione salirà da 60 a 63 anni per tutti gli uomini e da 55 a 58 anni per le donne impiegate. Infine, salirà da 50 a 55 anni per le donne che svolgono lavori operai. L’implementazione sarà graduale, avverrà in un arco di tempo lungo quindici anni.
Una nazione di figli unici
E a partire dal 2030, serviranno più anni di contributi versati per andare in pensione. Non più i 15 di oggi, bensì 20. Anche in questo caso, tuttavia, l’aumento sarà graduale di sei mesi ogni anno. Per la Cina si tratta del primo aumento dell’età della pensione sin dal 1978. Un nodo ineludibile per il governo, visto che attualmente i lavoratori qui riescono ad andare in quiescenza prima di qualsiasi altra grande economia del pianeta. A questi ritmi di oltre 20 milioni all’anno, entro la fine del prossimo decennio andranno in pensione circa 300 milioni di lavoratori.
L’aspettativa di vita è ormai salita a livelli occidentali. Lo scorso anno era di 78,6 anni contro i 44 del 1960 e i 40 degli anni ’50.
Calo occupazione e crescita del Pil più lenta
Di bambini ne nascono ormai troppo pochi per garantire il ricambio generazionale sui luoghi di lavoro. Anche se le leggi sono diventate molto più permissive, le coppie si trovano in difficoltà. Non avendo quasi mai fratelli e sorelle, devono arrangiarsi da sole nell’accudire i propri genitori. Ciò limita la volontà di dare alla luce un secondo figlio. E questo rischia di trasformarsi in un guaio ancora più grosso proprio con l’aumento dell’età per la pensione. I lavoratori over 60 o vicini ai 60 anni di età come faranno a badare ai loro genitori? Eppure, la riforma sembra necessaria per impedire un calo dell’occupazione, cioè anche della produzione futura e degli stessi consumi. Questi si mostrano in forte contrazione quando i lavoratori vanno in pensione.
Già nel 2019 l’Accademia per le Scienze Sociali della Cina metteva in guardia sul fatto che la previdenza nazionale sarebbe andata in bancarotta entro il 2035 con le attuali regole. Da allora, se vogliamo, la situazione è andata peggiorando con il rallentamento della crescita del Pil a seguito della pandemia. Questo sta avverando l’incubo cinese. I paesi oggi ricchi, cioè Europa, Nord America, Giappone e Australia, sono diventati prima ricchi e subito dopo vecchi. Sappiamo quanto la crisi demografica ne stia scombussolando l’identità e ne minacci l’esistenza futura.
Età per pensione più alta, cinesi arrabbiati
Sui social la stampa straniera ha raccolto innumerevoli post degli utenti contrari alla riforma. Lamentano che la loro età per la pensione arriverà troppo tardi, si sentono fregati dallo stato e temono che a breve arrivi una nuova riforma per annunciare loro che rimarranno al lavoro fino agli 80 anni. Pechino sarà pure una dittatura comunista, ma non riesce mai del tutto a silenziare il dissenso interno. Né vuole farlo, consapevole che una piccola valvola di sfogo sia pur sempre necessaria per garantire la fiducia nelle istituzioni. La crisi demografica, più che ogni immaginifica opposizione, minaccia come non mai il Politburo. Rimediare a quasi mezzo secolo di errori sul controllo delle nascite sarà, tuttavia, impossibile nel breve. Ci vorranno verosimilmente decenni prima di toccare con mano i possibili benefici delle nuove regole.