Abbassare il requisito dei contributi per l’uscita anticipata per puntare ad abbassare l’età pensione o, più esattamente, per bloccare l’aumento della stessa di ben 5 mesi che dovrebbe altrimenti scattare dal 2019. E’ questa la strada che il Governo sembra intenzionato ad intraprendere dopo il confronto con i sindacati su questa questione urgente.
Pensione anticipata e aumento età: diminuiscono i contributi minimi
La soglia contributiva minima per raggiungere l’età della pensione scenderebbe quindi dai 36 anni, attualmente richiesti dall’Ape, a 30 anni.
Questo abbassamento degli anni di versamenti, “salverà” una platea più ampia di quella finora prevista e stimata in 15-17 mila lavoratori.
Aumento età pensione e altre novità: le aperture del Governo al dialogo con i sindacati
Nella stessa occasione di confronto le sigle sindacali, l’esecutivo avrebbe anche confermato una certa apertura alla revisione del meccanismo di adeguamento a partire dal 2021 e su base biennale. Sembra esserci margine anche per l’istituzione di una Commissione tecnica incaricata di studiare nuove stime dell’adeguamento all’aspettativa di vita, sulla base di dati aggiornati e che possa contare su esponenti di Inps, Inail, Istat e ministeri del Lavoro, dell’Economia e della Salute.
Proseguiamo chiarendo che ad oggi questa possibilità riguarda le 15 professioni gravose nella lista ufficiale ovvero le undici originarie (operai edili, autisti di gru e di macchine per l’edilizia, conciatori, macchinisti e personale viaggiante, autisti di mezzi pesanti e camion, infermiere e ostetriche ospedaliere turniste, badanti, maestre d’asilo, facchini, personale addetto ai servizi di pulizia, operatori ecologici) alle quali si sono aggiunte i marittimi, i lavoratori siderurgici, gli operai agricoli, i pescatori.
Età pensione: cosa cambierebbe per i più giovani
Altre misure contestuali auspicate riguarderebbero la previdenza integrativa: equiparazione tra pubblici e privati e un’altra tornata di silenzio-assenso di sei mesi. Per quanto riguarda i giovani, se dovesse passare l’ipotesi allo studio, si prevede che coloro che rientrano interamente nel sistema contributivo e hanno avuto carriere discontinue, in futuro, potrebbero andare in pensione con un minimo di 20 anni di contributi, a condizione che abbiano maturato un trattamento pari a 1,2 volte l’assegno sociale (oggi corrispondente a 448 euro) invece dell’attuale 1,5. Il che, in altre parole, significa che potrebbero andare in pensione 4 anni prima.