Le elezioni presidenziali in Francia si avvicinano. Domenica 10 aprile si tiene il primo turno e i sondaggi danno tutti in vantaggio il presidente uscente Emmanuel Macron, seguito da Marine Le Pen, leader della destra euroscettica. Per il ballottaggio del 24 aprile, però, il vantaggio del primo si starebbe assottigliando ai livelli di guardia: 53% contro 47%. Era dato a 60-40 fino a pochi giorni prima. Eur/Usd (cambio euro-dollaro) sotto 1,10 anche in conseguenza di questo scenario.
La vittoria di Macron è data di gran lunga come l’ipotesi più probabile e realistica, ma sta di fatto che sul mercato dei cambi si registra una tensione crescente con l’avvicinarsi della data elettorale.
Eur/Usd debole tra tassi d’interesse e guerra
Ricordiamo che nella primavera del 2017 l’Eur/Usd scese fino a un minimo di 1,05 per riprendere quota subito dopo il primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Quell’anno, chiuse a 1,20. Tuttavia, non è solo la saga parigina a tenere banca sui mercati. La divergenza monetaria tra Federal Reserve e BCE pesa ancora di più. La banca centrale americana ha già iniziato ad alzare i tassi d’interesse e il mercato crede che lo farà ancora più duramente al board di maggio. Francoforte ha le mani legate almeno fino alla fine dell’anno, nonostante l’inflazione nell’Eurozona sia salita al 7,5% a febbraio.
Allo stato attuale, i tassi FED risultano a -7,4% in termini reali, i tassi BCE a -8%. La debolezza di Eur/Usd risulta, quindi, strutturale e non legata a un singolo episodio. Di certo pesa anche la guerra russo-ucraina, che riduce la crescita dell’economia europea in misura più marcata che nel resto del mondo.