E’ positiva la reazione dei mercati ai risultati delle elezioni federali in Germania di ieri. Il cambio euro-dollaro è risalito sopra 1,05, guadagnando ad inizio mattinata circa un quarto di punto percentuale. Gli investitori confidano in Friedrich Merz, il 69-enne candidato della CDU-CSU, che ha ottenuto il 28,5% dei consensi, diventando il prossimo cancelliere e succedendo al disastroso Olaf Scholz, il cui Partito Socialdemocratico (SPD) si è fermato al 16,4%, mai così male. Boom per l’AfD, l’ultra-destra guidata da Alice Weidel, che sfiora il 21%. Merz ha, però, escluso un’alleanza e, pertanto, gli occhi restano puntati su una possibile Grosse Koalition (GroKo) tra conservatori e SPD.
Distribuzione dei seggi al Bundestag
Stando ai dati ufficiali finora disponibili, su un Bundestag di 630 deputati l’Unione cristiano-democratica ne otterrà 208, l’AfD 152, l’SPD 120, i Verdi 85 e la Linke 64. Fuori l’FDP di Christian Lindner, responsabile della crisi del governo uscente. I liberali tedeschi non hanno raggiunto lo sbarramento del 5% dei consensi. Era accaduto anche nel 2013. Sotto il 5% anche il Movimento Sahra Wagenknecht, un partito della sinistra rosso-bruna.
GroKo problematica
La matematica ci dice che CDU/CSU e SPD insieme hanno 328 deputati, più dei 316 strettamente necessari per disporre della maggioranza assoluta dei seggi. Le trattative partiranno presto per formare il nuovo governo. Anche se appare la soluzione più logica, essendo una consuetudine della politica tedesca l’alleanza tra formazioni avversarie, questa volta le cose appaiono ben diverse. L’SPD è il partito della sconfitta e la CDU/CSU vince con meno del 30% dei consensi, salendo di appena il 4,4% rispetto alle elezioni del 2021. Sul piano programmatico Merz vuole disfare le politiche di Scholz su ambiente, tasse e politica estera.
Tra l’altro, propugna la prosecuzione del sostegno all’Ucraina e l’alleanza transatlantica, pur mostrandosi oppositore del presidente americano Donald Trump.
Si profila la nascita di un altro governo debole in Germania dal punto di vista numerico e programmatico. Allora, perché l’euro-dollaro sale? Merz garantirà un minimo di stabilità a Berlino dopo tre anni disastrosi, trascorsi all’insegna di litigi nella maggioranza e nella più totale assenza di visione. Evita per un soffio la necessità di doversi alleare con altri due partiti, grazie al fatto che i liberali sono rimasti fuori dal Bundestag. E, soprattutto, ha promesso in campagna elettorale che vuole spendere di più per gli investimenti pubblici e il riarmo. E questo piace ai mercati, che confidano in una Germania meno austera e che d’ora in avanti punti a rinvigorire la crescita economica dopo due anni di Pil in calo.
Euro-dollaro in rialzo momentaneo
Il passo indietro di Scholz, che dovrebbe passare la mano ad un altro leader per guidare il partito, agevolerebbe la nascita del nuovo esecutivo. E’ considerata precondizione posta dai conservatori bavaresi per avallare la GroKo. Ma la Germania non esce dalle sue ambiguità. Per la quinta volta negli ultimi 20 anni si renderà necessaria un’alleanza contro natura tra partiti avversari.
Una patologia del sistema politico teutonico, che alimenta il malcontento e che rischia alle prossime elezioni di far schiantare i conservatori in favore di un’ulteriore ascesa dell’AfD. La risalita del cambio euro-dollaro può considerarsi un momentaneo sospiro di sollievo tra chi immaginava un esito ancora più ingarbugliato a Berlino. Nulla di strutturale. I guai tedeschi ed europei rimangono tutti.