Euro troppo forte per l’Italia? Questi numeri stupiscono

Euro forte per l'Italia? I dati suggeriscono che non sarebbe il problema della nostra economia, la cui competitività è, però, stata scarsa negli ultimi anni.
8 anni fa
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Esportazioni italiane cresciute, ma importazioni di più

Da queste cifre dovremmo dedurre, quindi, che alla base della nostra crisi non ci sarebbe una scarsa competitività, o meglio, che questa non sarebbe provocata dall’euro. Per capire meglio cosa sia accaduto alla nostra economia, dobbiamo guardare al grafico della bilancia commerciale.

Dal 1998 ad oggi, le esportazioni italiane in valore sono aumentate del 120%, un dato particolarmente positivo, almeno all’apparenza. Peccato, però, che su questi primi 17 anni di euro, il nostro paese abbia chiuso negativamente la sua bilancia commerciale in 9, ovvero per la maggior parte del tempo.

Questo, perché le importazioni sono aumentate di più di quanto non siano cresciute le esportazioni.

Euro non è il problema dell’Italia

E da chi importiamo maggiormente? Nell’ordine, Germania (15%), Francia (8,5%), Cina (7,1%), Olanda (5,9%), Russia (4,9%), Spagna (4,7%), Belgio (4,4%), etc. Attenzione, però, perché nel 1998, le importazioni erano così ripartite: Germania (18,8%), Francia (13,2%), Asia Orientale e Pacifico (7,9%), Regno Unito (6,4%), Olanda (6,2%), Medio Oriente e Nord Africa (5,9%), USA (5%), etc.

Contrariamente alla convinzione diffusa, quindi, l’euro non ha spinto gli italiani a comprare più merci tedesche, ma la quota delle importazioni dalla Germania si è, addirittura, ridotto. E’ crollata quella dalla Francia, mentre gli acquisti dalla Cina sono chiaramente esplosi con l’ingresso di Pechino nel WTO nel 2001. Per il resto, variazioni minime, che non giustificano le accuse contro la moneta unica. E’ come se l’Italia avesse perso competitività in maniera generalizzata, senza che il cambio abbia influito granché.

 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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