Se contro il dollaro il cambio oscilla intorno a 1,05, la debolezza dell’euro è stata da record in settimana contro il franco svizzero. La moneta unica è arrivata a scambiare a 0,9449, mai così in basso nella sua storia. Sembra un’altra era quando il cambio si attestava a 1,65. Parliamo del 2007, prima che arrivasse la drammatica crisi finanziaria mondiale. Allora, un euro comprava 1,65 franchi, mentre oggi meno di 0,95. Un crollo di oltre il 40%, che la dice lunga sullo stato di salute dell’Eurozona.
La forza del franco svizzero non è dovuta ad una particolare politica monetaria restrittiva, come perlopiù nel caso del dollaro statunitense. La Banca Nazionale Svizzera ha alzato i tassi all’1,75% e a settembre li ha lasciati invariati, aprendo ad una pausa sulla stretta, se non ad una sua cessazione vera e propria. L’inflazione elvetica nel frattempo si attesta all’1,7%, per cui i tassi di interesse reali risultano essere nulli o leggermente positivi. Tuttavia, una situazione analoga si ha nell’Eurozona, dove l’inflazione a settembre è scesa al 4,3% e i tassi sono stati portati al 4,5% dalla Banca Centrale Europea.
Euro debole su economia e tensioni internazionali
Il punto è che la Svizzera stima un’inflazione a medio termine del 2,2%, mentre l’Eurozona non prevede di centrare il target del 2% prima del 2025. Già questa diversa prospettiva suggerisce che il mercato guardi con maggiore interesse al franco svizzero, in qualità di valuta capace di mantenere maggiormente il potere di acquisto. Questa spiegazione risulta, però, assai parziale. La verità è che l’euro paga essenzialmente per la debolezza dell’economia nell’unione monetaria e per le tensioni geopolitiche internazionali.
Prima la guerra tra Russia e Ucraina aveva gettato un’ombra lunga sull’economia europea nel medio-lungo termine. Il decoupling dal gas russo ha inferto un colpo pesante alla Germania e le schermaglie commerciali tra Stati Uniti e Cina, ma anche tra Unione Europea stessa e Cina, hanno affievolito le prospettive di crescita a lungo termine dell’intera area.
Saltato cambio minimo ufficioso tra franco svizzero ed euro
E quale migliore destinazione se non lo stato alpino? Il franco svizzero si apprezza per via degli afflussi dei capitali. Non solo Berna garantisce una maggiore equidistanza tra le parti in causa (non proprio così sulla guerra russo-ucraina), ma oltretutto è un’economia con un debito pubblico appena al 40% del PIL contro oltre il triplo degli Stati Uniti e più del doppio dell’Eurozona. La forza del franco svizzero si riflette nei bassissimi rendimenti sovrani. Il decennale viaggia all’1,15% e la scadenza a due anni non va oltre l’1,25%.
Il “super” franco svizzero generalmente non fa piacere alla banca centrale, in quanto rischia di importare deflazione dall’estero. Per questo, tra il settembre 2011 e il gennaio 2015 l’istituto impose un cambio minimo di 1,20 contro l’euro. Fu costretto ad abbandonarlo per gli ingenti afflussi dei capitali, i quali minacciavano di destabilizzare la situazione finanziaria interna. Negli ultimi tempi, però, il governatore Thomas Jordan non guarda più con occhi così critici all’iper-valutazione del cambio. Essa garantisce all’economia alpina di tenere i prezzi al consumo bassi, rendendo meno dura la stretta sui tassi. Fino alla pandemia, il mercato speculava su un cambio minimo informale di 1,05 contro l’euro. La reflazione ha fatto saltare anche tale riferimento, piegando la moneta unica ai minimi di sempre.