Era l’1 gennaio del 1999 quando allora 12 stati europei si aggregavano ufficialmente per emettere una moneta unica di nome euro. A monitorarne i vagiti vi era l’olandese Wim Duisenberg, che sarebbe rimasto governatore della Banca Centrale Europea (BCE) per soli 4 anni in base agli accordi franco-tedeschi del tempo. C’era tanto ottimismo in quella fase. I sacrifici compiuti da alcuni popoli come gli italiani per far parte dell’unione monetaria erano stati giustificati con la necessità di tornare ad essere grandi dopo la lunga stagione della subordinazione all’alleato americano, finita la Seconda Guerra Mondiale.
Moneta unica verso parità con dollaro
La moneta unica simboleggiò in quegli anni la voglia di riscatto di un continente uscito devastato e indebolito sul piano geopolitico dal conflitto prima e dalla Guerra Fredda dopo.
La caduta del Muro di Berlino venne considerata l’occasione propizia per ripartire. E le distanze con gli Stati Uniti in termini di Pil pro-capite erano diventate minime, a conferma che fossimo diventati sufficientemente adulti da poter camminare sulle nostre gambe.
Nessuno avrebbe immaginato che più o meno un quarto di secolo dopo ci saremmo ritrovati in una condizione di estremo declino da ogni punto di vista. Irrilevanti nei consessi internazionali, snobbati persino dagli americani ai tavoli negoziali sulla pace in Ucraina, un pezzo della nostra stessa Europa, e con un’economia ferma e arretrata riguardo alle nuove tecnologie. La moneta unica nel frattempo ha compiuto passi indietro devastanti. Da un cambio di quasi 1,70 toccato nel 2007 contro il dollaro, ci ritroviamo a flirtare con la parità. Nelle riserve internazionali l’euro incide quanto a fine anni Novanta, quando gli stati aderenti erano ben 8 in meno di oggi.
Periferia dell’impero USA
Da possibile simbolo di emancipazione, la moneta unica è diventato oggi l’emblema della periferia dell’impero americano. Il suo futuro non è in mano alla BCE, malgrado le dichiarazioni ufficiali e di rito. Dipende essenzialmente dalle mosse di Washington. La forza economica residuale della nostra economia, quindi anche dell’euro, dipende dalle esportazioni. Se l’amministrazione Trump chiudesse il mercato americano alle nostre merci e ai nostri servizi, faremmo una fine devastante. Altro che conti pubblici ordinati. I governi nazionali dovrebbero adottare stimoli fiscali potenti per compensare la minore domanda estera con il potenziamento di quella domestica. I debiti esploderebbero.
Dietro al dollaro c’è la forza di un impero, che è sia geopolitica che economica, finanziaria e militare. Dietro all’euro ci sono tante chiacchiere. Non esiste neppure un unico mercato dei servizi, bensì solamente per la libera circolazione delle merci. Né un governo comune con tanto di Tesoro ed entrate autonome. E il sistema bancario, che serve a trasmettere gli impulsi di politica monetaria all’economia reale, è ancora prettamente tarato su dimensioni e logiche nazionali.
Tecnocrazia e declino europeo
L’Europa aveva immaginato di andare contro la storia, rimpiazzando alla visione politica la tecnocrazia. Sarebbero bastate una banca centrale e una Commissione di tecnocrati a gestire la seconda area più ricca al mondo dopo gli USA. E che nel frattempo è scesa al terzo posto, superata dalla Cina. Già con la crisi dei debiti sovrani del 2010-’12 la moneta unica rischiò di sparire, salvata in extremis dal “whatever it takes“ di Mario Draghi.
Espediente di corto respiro, in quanto servì semplicemente a guadagnare tempo sui mercati senza che i governi ne abbiano approfittato per aggiustare ciò che non andava della costruzione europea.
Siamo nell’anno di grazia 2025 e nessuno parla più di fine per la moneta unica, mentre tutti temono che a scomparire sia l’Unione Europea. Questa non esiste già nei fatti, se è vero che i suoi stessi leader neanche più la tengono in considerazione quando c’è da discutere di fatti seri. E accade proprio perché siamo periferia dell’impero americano sempre più potente. Non ha neanche più senso interrogarsi sul ritorno alle monete nazionali, visto che il declino geopolitico ed economico continentale è tale da rendere obsoleta qualsiasi opzione alternativa.
Moneta unica occasione mancata
Il superstato immaginato da Draghi non ci sarà, mentre possiamo salvare ancora il salvabile tornando a fare politica e sottraendola dalle grinfie dei tecnocrati. Impresa ardua, visto che per decenni i governi europei hanno smesso di fare quello per cui formalmente erano stati eletti. Hanno appaltato ogni decisione ai burocrati di Bruxelles per scrollarsi di dosso il peso delle responsabilità ed evitato di confrontarsi con la realtà di un mondo in evoluzione. Delle premesse che condussero alla nascita della moneta unica non rimane nulla, se non la consapevolezza di avere sprecato una grande occasione storica per piccinerie nazionali. L’asse franco-tedesco, anti-storico per eccellenza, si è rilevato un immenso fallimento progettuale e un gigantesco vuoto politico.
bella fotofrafia….mancano le cause principali del declino: la mancata redistribuzione del reddito insieme al fisco iniquo a favore di pochi e multinazionali oltre una politica dell’accoglienza immigrazione sinistroide e non solo demenziale,o meglio al solito per far arricchire pochi a danno di tutti, culturali compresi.
Dovremmo finirla di raccontarci a noi stessi come “vecchia Europa”, gli ex cattivi colonialisti da decolonizzare, i perdenti, ecc ecc
Musk una sola cosa ha detto di buono: MEGA, male Europe Great Again, senza pudori moralistici.
Negli USA c’è in giro molta ricchezza ma anche vasti livelli di povertà devastanti, di scoperrtura sociale da paura, ma nessuno ne parla mai. Si parla sempre degli USA come “il modello” vincente.
Ci hanno e ci siamo rimbambiti per decenni con i filmetti e i serial USA cn le ville con piscina e i loro dementi modelli culturali, pieni di loser/winner e bamboccioni.
Abbiamo bevuto cultura trash americana per decenni senza dignità e senza orgoglio di ciò che l’Europa rappresenta.
Abbiamo fatto molti errori, troppi, ma ora dovremmo dire alla gente cose dure e dirette, da schiaffoni veri sul futuro che ci aspetta se non cambiano radicalmente progetto. Dobbiamo uscire dal divano dei sofismi e affrontare con duro realismo il futuro, ma bisogna cambiare “racconto” di chi siamo e potremmo essere, con orgoglio non con auto colpevolizzazioni.
Ci vorrebbe un Bismark o un Churchill per svegliarci.
Le Destre nazionaliste dovrebbero smetterla di proporre paesetti stile Heidi. Se si vuole essere nazionalisti bisogna esserlo per la patria Europa.