Il cambio tra euro e dollaro rivede quota 1,04 e torna ai massimi dallo scorso 29 gennaio. Meno di un mese fa era sprofondato a 1,02. La moneta unica resta debole e la discesa verso la parità resta del tutto possibile, anzi probabile nel caso in cui gli Stati Uniti alzeranno i dazi sulle merci importate dall’Unione Europea. Il resto lo continua a fare la divergenza sui tassi di interesse tra Federal Reserve e Banca Centrale Europea (BCE). La prima li ha tenuti invariati pochi giorni fa, mentre la seconda li ha tagliati per la quinta volta di seguito.
Metodo Trump efficace
Ma sui dazi il metodo Trump segnala di funzionare. Messico e Canada hanno avviato trattative con la Casa Bianca per rispondere alle due richieste del presidente: stop all’immigrazione clandestina e al traffico di fentanyl.
I dazi al 25% (10% sul petrolio canadese) sono stati sospesi per un mese dopo che sarebbero dovuti entrare in vigore ieri. Ora tocca all’Unione Europea per la quale l’amministrazione americana starebbe preparando dazi al 10%.
Trattative quasi al via
Bruxelles si prepara alle trattative. C’è una prima questione di metodo: negoziare esclusivamente a livello centrale o i governi singolarmente potranno darsi da fare? L’idea più accreditata è che bisogna muoversi come un unico corpo per evitare di rompere il fronte e subire le incursioni trumpiane. Superato questo primo ostacolo, se ne presenta un altro sul merito. Il presidente americano punta essenzialmente ad un incremento della spesa militare europea, con annesso aumento di armi acquistate dagli Stati Uniti insieme al gas.
Ci sono buone probabilità di evitare una guerra dei dazi tra USA e UE.
E per l’euro inizierebbe un’altra storia. A fine settembre, prima che la vittoria del tycoon fosse pienamente scontata dai mercati, il cambio euro-dollaro era salito a 1,12. Da quel momento iniziava la discesa, visto che la BCE abbassava i tassi con maggiore convinzione della Fed, fino all’epilogo dei giorni scorsi. Senza lo spauracchio dei dazi, si tornerebbe un po’ a quella fase. Le aspettative d’inflazione americana si affievolirebbero e la Fed tornerebbe a tagliare i tassi. Il dollaro si deprezzerebbe contro le principali valute mondiali.
Risalita euro di aiuto contro inflazione
Una risalita dell’euro del 7-8% ai livelli di settembre sarebbe una mano santa contro l’inflazione. Questa è salita al 2,5% nell’Eurozona a gennaio, ai massimi da luglio. Complice anche il cambio debole, che innalza i costi delle importazioni, tra cui le materie prime. Un euro più forte prospetterebbe sin dai prossimi mesi costi in calo, per cui la BCE confiderebbe in una ridiscesa dell’inflazione nel breve termine. La premessa sta tutta nei dazi, che vanno evitati come la peste. E per questo serviranno dosi di diplomazia e di politica come non se ne vedono da decenni nel Vecchio Continente.