Prezzi giù e rendimenti in salita per gli Eurobond nella seduta di ieri. Il decennale con scadenza 4 luglio 2034 e cedola 3,25% (ISIN: EU000A3K4D41) perdeva già nella mattinata lo 0,35%, offrendo il 3,15% contro meno del 3,10% di mercoledì a fine contrattazioni. E’ arrivata la notizia che Msci non includerà i titoli del debito dell’Unione Europea nei suoi indici, a causa di pareri discordanti emersi in fase di consultazione. A questo punto c’è il rischio che gli altri provider neanche avviino il processo di consultazione, attualmente in corso da aprile per Intercontinental Exchange Inc.
Debito UE safe asset a metà
Per gli Eurobond si è trattato di un duro colpo. L’inclusione negli indici dei provider favorisce gli investimenti, attirando i capitali di coloro che non vogliono esporsi direttamente. I bond sovrani e corporate inseriti in uno o più indici beneficiano di prezzi maggiori e rendimenti minori, grazie alla maggiore liquidità degli scambi.
Sarebbe stata l’occasione per gli Eurobond di colmare il gap con i bond nazionali “benchmark” come i Bund della Germania. Le emissioni di Bruxelles sono trattate sui mercati finanziari come se fossero sovranazionali e offrono rendimenti a premio rispetto alle emissioni tedesche e francesi. In un certo senso, sono considerati “safe asset” a metà. Ed è un paradosso per titoli del debito con rating tripla A. Il problema principale riguarda la bassa liquidità degli scambi. Il debito comunitario ammonta a una percentuale esigua del Pil dell’area e sinora sono state scarse le sue emissioni.
Mercati non convinti sul futuro del debito comune
Oltretutto, gli investitori non sono convinti che ci sarà un futuro per gli Eurobond, le cui emissioni hanno preso slancio negli ultimi tre anni grazie al Next Generation EU. Il piano da 800 miliardi di euro prevede finanziamenti ai governi nazionali per potenziare la crescita di lungo periodo delle rispettive economie.
Eurobond a premio sui Bund
Queste incertezze rendono gli Eurobond un investimento più redditizio per gli obbligazionisti. Come detto, attualmente il decennale offre circa il 3,15%, cioè lo 0,60% in più del Bund. La scadenza a 30 anni rendeva ieri più del 3,50%, a premio sull’omologa tedesca dello 0,80%. Considerato il rischio di credito sostanzialmente simile (nullo), un affare. Il problema sarebbe eventualmente rivendere il titolo sul mercato secondario. La minore liquidità non garantisce scambi immediati ai prezzi dati.