Vi raccontiamo una barzelletta: c’era una volta una classe dirigente che spiegava ai cittadini la necessità di trasferire sempre maggiori poteri all’Unione Europea per contare di più nel mondo. Fine della barzelletta. E se aveste ancora dubbi al riguardo, vi basta solamente seguire cosa sta accadendo in queste settimane. L’Europa è pronta a trattare la “resa” con l’amministrazione Trump: acquisti di armi e gas americane in cambio dell’assenza di dazi sulle proprie esportazioni verso gli Stati Uniti. Quando si dice “dipendenza strategica”.
Armi e gas: prova di razionalità trumpiana
Il presidente americano ha già innalzato le barriere tariffarie sulle merci di Canada, Messico e Cina. Quest’ultima ha replicato con dazi ritorsivi e un’indagine antitrust a carico di Google. Un primo risultato il tycoon lo ha ottenuto: i due Paesi confinanti hanno iniziato a intavolare una trattativa per fermare i flussi di immigrati clandestini e il contrabbando di fentanyl. Con questa mossa Trump sta dimostrando al mondo una cosa che un tempo sembrava ovvia, ma che in questa era di amore e abbracci abbiamo dimenticato: per ottenere risultati servono minacce e l’uso della forza.
Molto presto toccherà a noi europei. Forse è questione di giorni o ore, nessuno può conoscere le tempistiche della Casa Bianca. Aspettiamoci quanto prima l’annuncio di dazi al 10-20-25% sulle merci europee. A quale fine? Nessuno pensi che Trump sia pazzo, stupido o digiuno di fondamentali economici. Chi si ostina a trattare il presidente come se fosse irrazionale, probabilmente rimarrà travolto dalla sua razionalità estremamente cinica. Trump è un uomo che viene dal mondo degli affari, dove il pesce grosso mangia il pesce piccolo e il debole soccombe. E’ sempre stato così anche in politica sin dalla notte dei tempi, ma nell’era della democrazia erano cambiati i modi, divenuti più gentili per salvaguardare le apparenze.
Europa a sovranità limitata
Cosa vuole Trump da noi europei? La bilancia commerciale è una sua ossessione, ma fino ad un certo punto. Egli pretende due cose: che l’Europa smetta di flirtare con potenze ostili all’America, mentre continua a farsi difendere dagli americani di stanza sul suo territorio. Dal suo punto di vista, nulla di così folle. Beneficiamo da oltre tre quarti di secolo di pace e sicurezza senza mettere a repentaglio le vite dei nostri soldati. E ciò è possibile solo grazie all’ombrello della NATO, che altro non è che un’organizzazione militare guidata dall’America e che senza la quale non esisterebbe nemmeno.
Ma il soccorso yankee non è mai stato gratis. Esso si traduce in una sovranità limitata per i governi europei. Inutile scandalizzarsi dell’ovvio. La nostra politica estera può muoversi solamente lungo i binari della ferrovia tracciata dagli alleati d’Oltreoceano. E quindi? Se Washington minaccia i dazi sulle merci europee, Bruxelles non può trattare la questione come se riguardasse un Paese qualunque. In primis, perché parliamo della superpotenza.
Secondariamente, perché è il nostro tutore contro i nemici esistenti o anche solo potenziali.
Spese militari dazio necessario
Per questa ragione si ragiona già in Europa sull’offerta da proporre a Trump: niente dazi, ma in cambio ci impegneremo a comprare più gas e armi dagli States. Ed è proprio l’obiettivo principale del presidente. Quando sostiene la necessità che noi europei aumentiamo le spese militari per tendere almeno al 2% del Pil fissato come obiettivo dalla NATO, ci dice indirettamente che dobbiamo comprare sistemi di difesa, armi e munizioni americani. Un po’ è una mossa obbligata, visto che l’industria militare europea non si è sviluppata alla pari di quella americana per palesi sotto-investimenti. Il resto è realpolitik: paghiamo dazio (mai termine così azzeccato) per evitare i dazi.
L’America prenderebbe due piccioni con una fava: potrebbe permettersi di ridurre la sua spesa militare, così da tagliare il deficit. Inoltre, il sostegno alla sua industria non verrebbe meno. Meno spesa pubblica e maggiori esportazioni, insomma. Questa è la logica che, in parte, sta dietro anche alla questione Groenlandia. Trump ne reclama l’acquisto, segnalando l’impotenza degli alleati europei: “non potreste fare nulla se solo volessimo prenderci l’isola”.
Le polemiche ci saranno immancabilmente. Molti si strapperanno i capelli al pensiero che l’Europa compri gas americano, “molto più costoso di quello russo”. Questa è una fake news. Tra prezzo di vendita, trasformazione in forma liquida, trasporto e rigassificazione, la materia prima ci viene a costare intorno ai 25 euro per Mega-wattora, meno della metà della quotazione vigente alla Borsa di Amsterdam. Storicamente, la Russia ci ha venduto gas prima della guerra in Ucraina a prezzi compresi tra 15 e 25 euro. Ma quei tempi sono andati e, soprattutto, Mosca non è mai stato un fornitore affidabile. Ha sempre utilizzato i rubinetti del gas per minacciarci, tra l’altro non consentendoci di fare previsioni a lungo termine.
Armi e gas, offerta a Trump
Armi e gas basteranno a Trump per evitarci i dazi? Vedremo. La debolezza geopolitica europea è tale da averci trasformati in un soggetto irrilevante nelle relazioni internazionali. Ecco la barzelletta di cui parlavamo all’inizio dell’articolo. L’Unione Europea sarebbe dovuta servire a garantirci una proiezione internazionale di maggiore peso rispetto alla somma dei singoli stati.
E’ accaduto l’opposto per miopia e insipienza di una classe dirigente divertitasi per lunghi anni a fuggire dalla realtà tra pacifismo, gretinismo, liti da pollaio e redazione di regole fiscali splendide sulla carta. La realtà ha già bussato alla nostra porta e non ci sta portando buone notizie.