Anche l’Austria va a destra. Le elezioni di domenica hanno esitato la vittoria del FPÖ di Helbert Kickl, il Partito della Libertà dell’ultra-destra, che è stata più volte al governo nazionale, ma mai guidandolo. Ha guadagnato il 13% dei consensi, superando l’ÖVP del cancelliere Karl Nehammer, fermatosi al 26,50%. Di poco giù anche il Partito sociademocratico (SVÖ) al 21%. Dietro i liberali del NEOS al 9% (+0,9%) e i Verdi all’8,3%. Questi hanno perso il 5,1% rispetto alle precedenti elezioni. Hanno governato insieme ai popolari, i quali a loro volta sono implosi dell’11,2%.
ÖVP vince contro politiche Verdi
L’ÖVP potrebbe non essere in grado, malgrado la vittoria, di guidare il governo e finanche di farne parte. Ad oggi, nessun altro partito vuole allearvisi per via delle sue inclinazioni considerate “neonaziste”. Non è su questo punto che vogliamo soffermarci, quanto sulle ragioni della sua ascesa. Tre i cavalli di battaglia: stretta sugli immigrati, no alle misure ambientaliste propinate dai Verdi al governo e basta sostegno all’Ucraina. Qualcosa di simile sta accadendo nella confinante Svizzera, dove cresce il sostegno per l’energia nucleare e le proposte degli ambientalisti sono state bocciate al recente referendum sulla conservazione della terra.
In Germania maggioranza semaforo al collasso
In questi mesi abbiamo dibattuto non poco sul collasso elettorale della maggioranza “semaforo” in Germania. Se oggi si tornasse al voto, i tre partiti che sorreggono il governo Scholz prenderebbero insieme meno del 30%. Avevano ottenuto intorno al 50% alle elezioni federali di appena tre anni fa. L’estrema impopolarità ha a che fare in grossa parte proprio con le politiche imposte dai Verdi agli alleati: stop all’energia nucleare, stop alle auto a benzina e diesel dal 2035, stop alle caldaie a gas per le case, ecc.
Anche alle elezioni europee di giugno i Verdi accusarono un calo dei consensi. Il gruppo a Bruxelles è sceso da 74 a 53 seggi, perdendo praticamente quasi il 30% dei suoi componenti. Ovunque siano andati a votare in questi anni, gli elettori europei hanno lanciato segnali chiarissimi all’establishment politico: bocciatura dell’ambientalismo, fatto assurgere dai Verdi quale religione laica a cui obbedire ciecamente e senza possibilità di contradditorio, pena l’inflizione della stigmatizzazione sociale sotto la dicitura di “negazionista”.
Governi in difesa dello status quo
Il problema dell’Europa è che la politica si sta chiudendo da anni a riccio in difesa dello status quo. I Verdi sono bocciati insieme ai loro alleati? I perdenti costruiscono “cordoni sanitari” attorno ai vincitori, così da escluderli dal governo. Restano in sella i partiti sconfitti e il malumore tra gli elettori aumenta costantemente. Anziché offrire risposte, a Bruxelles come nelle singole capitali degli stati comunitari si assiste al dileggiamento di coloro che contrastano l’assetto dirigente. In pratica, siamo all’inversione dell’onere della prova: non sono più i governi a dover rispondere ai cittadini, ma questi ultimi a dover dare conto dei loro giudizi sui primi. La democrazia vacilla per mano di coloro che pretendono di difenderla dal rischio autocratico.
Cosa non va giù ai cittadini dei Verdi? Essenzialmente, la loro imposizione di modelli di consumo e di vita. Nel nome della lotta ai cambiamenti climatici, un gruppo minoritario e fortemente sovra-rappresentato nei media vuole costringere l’intera popolazione a mangiare, vestire, viaggiare, lavarsi, riscaldarsi, fare la spesa e a condurre stili di vita in linea con i loro dettami. Non puoi permetterti un’auto elettrica? Vai a piedi o in bici.
Ambientalismo nuova religione laica
I Verdi sono obnubilati da un’ideologia rivelatasi estremista, incompatibile con gli standard di un’economia avanzata. Prospettano un mondo ideale, in cui la presenza umana sia o marginale o nulla. In pratica, l’ambientalismo è diventato una religione “disumana” nel senso pregnante del termine. I partiti che a sinistra o persino a destra vi si alleano, ne rimangono travolti. I probabilissimi vincitori delle prossime elezioni in Germania escludono un’alleanza alla loro destra, ma non chiudono le porte ai Verdi. Il risultato sarebbe l’ennesima maggioranza nata contro la volontà popolare, perché non è sommando mele con pere che si ottengono governi rispettosi delle indicazioni dei cittadini.
In Germania i dirigenti dei Verdi si sono dimessi dopo i risultati catastrofici nelle regioni andate a votare nelle ultime settimane, nonché per il pessimo trend dei sondaggi nazionali. Ma non sono i volti il loro problema, bensì l’indirizzo politico discusso a porte chiuse ed estraneo alle richieste della propria stessa base. Gli ambientalisti hanno allontanato definitivamente i partiti di sinistra dalla difesa del tessuto produttivo, dato che per lavorare gli operai e gli impiegati hanno bisogno di fabbriche. La cultura industriale è stata smantellata per dare posto alla religione dell’ambiente, che è altra cosa rispetto alla sacrosanta necessità di tutelare gli spazi verdi e di contrastare l’inquinamento per migliorare la salubrità di terre, aria e acque.
Verdi minoranza molto rumorosa
I Verdi rappresentano probabilmente il massimo esempio di minoranza rumorosa. Raramente raggiungono la doppia cifra in qualsiasi tornata elettorale, ma giornali, internet e tv ne sono pieni da mattina a sera raccogliendo il “verbo” e senza quasi mai osare metterne in discussione le proposte. Un qualsiasi organo di informazione che facesse vero fact-checking sulle proposte estreme degli ambientalisti, rischierebbe di essere travolto dalle invettive di pochi e ben sponsorizzati politici e associazioni.