Il caso di dj Fabo ha riaperto il dibattito sull’eutanasia ma la lista dei diritti negati in Italia, e concessi a pagamento all’estero, annovera anche utero in affitto, cannabis e divorzio flash tanto da generare un vero e proprio business. Gli italiani oltrepassano il confine in cerca di una morte dignitosa ma anche per sottoporsi a cure alternative da noi vietate, per adottare un bambino anche se si ha un partner dello stesso sesso e per divorziare in poche settimane.
Abbiamo già approfondito i costi dell’eutanasia in Svizzera e non solo: quanto sono disposti a spendere invece malati e coppie gay per far valere gli altri diritti sopra elencati e da noi non riconosciuti? In questo contesto cercheremo di analizzare il fenomeno basandoci su dati scevri da pregiudizi morali.
Utero in affitto, cosa prevede e quanto costa
La “surrogazione di maternità” prevede la disponibilità di una donna che metto l’utero in affitto per dare alla luce un figlio che sarà poi cresciuto da un’altra coppia, non necessariamente gay, o da una persona single. La fecondazione avviene attraverso l’inseminazione artificiale o l’impianto di un embrione realizzato in vitro. In Italia questa operazione è vietata anche se non sono previste sanzioni penali per chi si reca all’estero per richiedere la surrogazione di maternità. La legge sulle unioni civili ha riconosciuto il diritto alla stepchild adoption.
In altri Paesi, tra cui Argentina, Australia, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Irlanda, Giappone, Paesi Bassi, Venezuela e alcuni Stati Usa la ammettono ma solo se a titolo gratuito. La madre surrogata non può farsi pagare, se non il rimborso delle spese sostenute. In Grecia, Israele e Sudafrica è possibile regolare la gravidanza con un contratto da firmare prima della nascita del bambino, mentre nel Regno Unito anche in seguito al parto.
Se Spagna e Olanda sono tra i Paesi che hanno fatto registrare il maggior flusso di coppie gay per le richieste di adozione, questa possibilità è ammessa anche in Belgio, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Norvegia, Svezia, Danimarca, Islanda, Malta, Nuova Zelanda, Argentina, Brasile, Uruguay, Sudafrica, Nuova Zelanda, in 30 Stati degli Usa, in alcuni territori australiani o del Canada. E’ bene essere consapevoli dei requisiti richiesti perché la procedura sottopone le coppie a controlli: in Spagna ad esempio bisogna poter dimostrare di avere la residenza da almeno tre anni. Tra spese legali e logistiche in media non si spendono meno di 10 mila euro per realizzare il sogno di paternità o maternità.
Divorzio all’estero in 48 ore: dove e costi
Molti si recano all’estero anche per accelerare i tempi del divorzio. In Inghilterra e Galles bastano 48 ore. Le domande sono in calo da quando, nel dicembre del 2015, anche in Italia è stato introdotto il divorzio breve. Ma si tratta in ogni caso di aspettare sei mesi e non sempre i tribunali sono in grado di garantire questi standard. Anche in questo caso però, affinché la sentenza di divorzio estera sia valida, i coniugi, anzi gli ex coniugi, devono poter dimostrare di essere stabilmente residenti in quel Paese. Questo requisito ha dato via ad un business parallelo: quello delle agenzie che aiutano a stipulare contratti di affitto fittizi per aggirare l’obbligo di residenza senza un vero e proprio trasferimento.
Legalizzazione cannabis: confronto Italia e resto d’Europa
Da noi qualcosa inizia a muoversi in Parlamento anche sul processo di legalizzazione delle droghe leggere ma al momento restano sanzioni amministrative e segnalazione al Servizio per le tossicodipendenze (Sert) in caso di possesso mentre la produzione, anche non a scopo di lucro, resta vietata.