Restano forti le polemiche in Italia circa la sanatoria delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro e la probabile cancellazione dell’obbligo di POS per i pagamenti fino a 30 euro. I contrari alle due misure sostengono che così si rischia di incentivare l’evasione fiscale. In Italia, è da decenni considerata un male assoluto, anzi l’origine stessa di tutti i mali. Che nel nostro Paese vi siano molti contribuenti infedeli non c’è alcun dubbio. Quante volte un idraulico o un professionista non ci ha rilasciato la fattura? Quante volte siamo stati noi stessi a non richiederla per poter pagare un po’ di meno? E quanti mancati scontrini emessi alla cassa o battuti con importi inferiori al pagamento reale? Per non parlare della piaga del lavoro nero, diffusissima al Sud.
L’evasione fiscale priva lo stato di gettito. I politici, ma anche l’uomo della strada, sono soliti affermare che “se tutti pagassimo le tasse, ne pagheremmo di meno e avremmo maggiori servizi”. Ma è davvero così? In Italia, stando agli ultimi dati relativi al 2019, il mancato gettito fiscale e contributivo ammontava a 86,6 miliardi di euro. Grosso modo, cinque punti e mezzo del PIL di quell’anno. Tanti soldi in meno che entrano nelle casse dello stato.
Ora, però, guardiamo ai dati del bilancio statale. L’anno prossimo, lo stato incasserà più di 981 miliardi di euro contro i 930 miliardi di quest’anno. E allo stesso tempo, spenderà complessivamente sui 1.071 miliardi, anche in questo caso in rialzo dai circa 1.037 attesi quest’anno. Dunque, faremo altri debiti per quasi 90 miliardi, il 4,5% del PIL. Ma questi nuovi debiti non sono il frutto di scarse entrate fiscali. Tutt’altro. Il gettito complessivo ormai si attesta a poco meno del 50% del PIL. Semmai, sono le spese che non smettono mai di crescere, attestandosi tra il 53% e il 54% del PIL.
Evasione fiscale falso problema
Qualcuno eccepirà che se pagassimo imposte e contributi fino all’ultimo centesimo richiesto dal Fisco, non faremmo ulteriori debiti. Ne siamo sicuri? Se lo stato incassasse finanche 80-90 miliardi all’anno in più, state certi che spenderebbe tutto o quasi l’extra-gettito. Qualche servizio pubblico sarebbe verosimilmente potenziato, ma il grosso andrebbe a finanziare nuove sacche di clientelismo politico. Tutti i governi puntano a creare dipendenza per rivincere le elezioni. Insomma, l’evasione fiscale è il falso problema additato dai più per nascondere la realtà dei fatti.
Negli ultimi anni, la spesa pubblica si è impennata e non per questo sono migliorati i servizi. Siamo passati dagli 810 miliardi del 2011 agli oltre 1.000 miliardi dello scorso anno. Ciononostante, le strade sono un colabrodo ormai anche nelle parti economicamente più progredite d’Italia. La sanità prima della pandemia aveva organici ridotti all’osso e molte scuole cascano a pezzi, purtroppo letteralmente parlando.
Dunque, due assunti sono errati, cioè che 1) più spesa pubblica equivale a maggiori servizi e 2) l’evasione fiscale sia causa di disservizi e tasse alte. Con questo non stiamo giustificando il fenomeno. Lo stiamo analizzando razionalmente per smentire i luoghi comuni molto in voga nel mondo politico per celare antichi vizi e pigrizia mentale. L’aspetto più sconfortante consiste nel notare che ogni qualvolta un governo riduce le imposte di quattro lire, l’opinione pubblica quasi rigetta tale opzione, intravedendo in essa o vantaggi a carico di altre categorie (i classici “ricchi”) o minori risorse a favore di questa o quella voce di spesa. Lo stato ci ha drogati e spesso siamo i primi a non tollerare che ci riduca la dose di stupefacenti.