Quando si parla di evasione fiscale si sente spesso parlare anche di tax gap: che cosa si intende con questa dicitura e quanti tipi di tax gap esistono? Partendo da una traduzione letterale della locuzione dall’inglese, possiamo definire il tax gap come la differenza tra le imposte che vengono incassate tramite i controlli della GdF o dell’Agenzia delle Entrate sull’evasione e gli introiti che si sarebbero potuti registrare in un regime di adempimento spontaneo ineccepibile.
Evasione fiscale: i tre tipi di tax gap
Possiamo ipotizzare tre tipi di tax gap:
- quando i contribuenti non presentano la dovuta dichiarazione o lo fanno tardivamente;
- quando sottostimano il loro reddito oppure sovrastimano esenzioni, deduzioni e crediti nelle dichiarazioni presentate comunque entro i tempi;
- quando compilano la dichiarazione ma non effettuano i dovuti versamenti entro i termini.
Evasione fiscale: come si calcola il tax gap
Il metodo applicato al calcolo del tax gap è il ‘top down’, che si basa sul confronto tra i dati forniti dalla Contabilita’ nazionale e quelli derivanti da fonti amministrative.
Per individuare l’aliquota applicabile in assenza di evasione si applica anche la metodologia cosiddetta ‘bottom up’, che è quella basata su dati di fonte amministrativa.
Tax gap: è l’IVA l’imposta più evasa
L’analisi del tax gap permette anche di capire quali tasse sono evase più frequentemente (e di conseguenza di intervenire per appianare la situazione). Da questo punto di vista appare essere l’IVA l’imposta più evasa: nel 2013 i mancati introiti europei hanno raggiunto 161,4 miliardi di euro.
E’ anche possibile effettuare un paragone tra l’evasione fiscale nei diversi Stati, mettendo a confronto i valori del tax gap: ad evadere meno sono gli svedesi (1,24%), seguiti da Lussemburgo (3,8%) e Finlandia (6,92%).
Evasione fiscale, quando non è reato