Avete sentito parlare di evasometro e siete curiosi, e anche un po’ timorosi forse, di sapere di che cosa si tratta? L’evasometro non è altro che il nuovo algoritmo di cui dispone l’Agenzia delle Entrate per analizzare i dati dei movimenti bancari e dei redditi dichiarati scovando chi non paga le tasse grazie ad un incrocio di dati strategico e ancora più efficace.
Quando scatta l’intervento della Guardia di Finanza? Quando da questo incrocio di dati risulta una discrepanza del 20% tra dichiarato e speso.
Evasometro: quali dati incrocia e quando scattano i controlli
Redditometro, risparmiometro e infine evasometro. Cambiano i nomi: ma la sostanza? Vediamo come funziona l’ultimo algoritmo aggiornato a disposizione dell’Agenzia delle Entrate. I dati che il sistema incrocia includono: conti correnti (per le uscite) e modello 730 (per le dichiarazioni dei redditi, ossia delle entrate). Detto così sembra facile. In realtà ciò impone l’incrocio di una grossa mole di dati. Sono tutte informazioni contenute nella cd Superanagrafe, un database in cui confluiscono sia i dati dell’Agenzia delle Entrate che quelli della Guardia di Finanza. Se la discrepanza è uguale o superiore al 20% scattano gli accertamenti. In tal caso sarà onere del contribuente fornire prove per giustificare le apparenti anomalie.
Evasometro: chi rischia i controlli del Fisco
L’evasometro è in grado di prendere in considerazione non solo l’anno fiscale corrente ma anche quelli precedenti.
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L’altra grande novità da agosto 2019 è che i controlli sono stati estesi anche alle persone fisiche (dopo la fase sperimentale per le società lo scorso anno). Una strada che il Fisco ha voluto intraprendere allo scopo di combattere l’evasione, non senza polemiche legate alla privacy dei contribuenti e di alcune informazioni e/o movimenti.