Il tavolo tecnico della riforma pensioni è fermo a prima dello scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina. Difficilmente sarà ripreso da qui a fine anno. Il 25 settembre 2022 ci saranno le elezioni anticipate per il nuovo Parlamento. Poi dovrà essere formato il Governo. Quindi, quasi improbabile che per fine anno il sistema pensionistico italiano prenda la sua nuova forma.
Il 31 dicembre di quest’anno termina anche Quota 102, ossia la soluzione provvisoria che ha sostituito Quota 100. Con Quota 102 può andare in pensione anticipata chi, entro la fine dell’anno, matura 38 anni di contributi e 64 anni di età.
Il rischio, se il nuovo governo che si andrà a formare non trova in fretta la strada, è che nel 2023 possa riaffacciarsi la Fornero. Questo significa uscita dal mondo del lavoro a 67 anni oppure pensionamento con 42 anni e 10 mesi di contributi, a prescindere dall’età anagrafica (per le donne 41 anni e 10 mesi di contributi).
La campagna elettorale entra nel vivo e le diverse parti politiche avanza la propria proposta se andrà all’esecutivo.
Riforma pensioni, come funzionerebbe Quota 41
C’è chi propone una Quota 41 per tutti. Dunque, pensione a 41 anni a prescindere dall’età. Se però si tratta di donne, la quota sarebbe a 39 anni. Possibilità di sconto sugli anni contributivi in presenza di figli. Un anno per figlio. Questa è la proposta di Lega e Fratelli d’Italia.
L’inserimento di Quota 41 nella riforma pensioni, tuttavia, non sarebbe di facile applicazione. Questa soluzione deve fare i conti con quanto costerebbe alle casse dello Stato. Quantificando la somma parliamo di 6 miliardi di euro l’anno (ossia 18 miliardi di euro fino al 2025).
Il M5s vuole una pensione a 63 o 64 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Oltre a ciò occorre aver maturato una quota contributiva pari o superiore a 1,2 volte il trattamento sociale.
Più Ape social e pensioni minime a 1.000 euro al mese
Ritorna il cavallo di battaglia di Forza Italia.
C’è poi il Partito Democratico che vuole continuare su Opzione donna. Pertanto, possibilità di pensione anticipata (con il metodo contributivo) per le donne a 35 anni di contributi ed un’età anagrafica pari o superiore a:
- 58 anni (per le lavoratrici dipendenti)
- 59 anni (per le lavoratrici autonome).
I democratici punto a rafforzare anche Ape social. Questo significa pensione a 63 anni per particolari categorie di lavoratori “fragili” allargandone la platea dei soggetti ammessi.