La riforma pensioni non è negli appuntamenti più importanti del governo e l’ombra della Fornero incombe sulla riforma. Almeno per ora. Il premier Draghi non l’ha nemmeno inserita nel Def 2022 e questo non è un buon segnale. Le trattative coi sindacati, poi, si sono interrotte lo scorso febbraio.
Tuttavia a metà ottobre il governo dovrà presentare la legge di bilancio 2023 che sarà discussa in Parlamento. L’ultima di questa legislatura e che segna una tappa importante per la prossima campagna elettorale.
La riforma pensioni entra in campagna elettorale
Ma per fare una riforma strutturale ed evitare le regole Fornero servirebbe un’ampia discussione parlamentare e un confronto con le parti sociali. Invece, pare che si prenda tempo e si stiracchi per arrivare a fine anno con poco o nulla di fatto. Draghi, inoltre, ha avvertito che qualsiasi riforma pensioni dovrà essere finanziariamente sostenibile.
Del resto, lasciare le cose come stanno implica una sola cosa: il ritorno per tutti alle regole Fornero, senza deroghe. Come è stato per quota 100 e come è per quota 102. Quello che chiede l’Europa, insomma per tenere a freno la spesa pubblica italiana.
Quindi, al massimo ci sarà qualche ritocco dal 2023. La proroga di opzione Donna e Ape Sociale. Ma niente di più. Mandare tutti in pensione a 62 anni con quota 41 come chiedono i sindacati è impossibile. Cadrebbe il governo ancor prima di iniziare la discussione.
Il ritorno alla Fornero
Si parla quindi di ritorno alla Fornero nel 2023. Ma si fa anche tanta demagogia mettendo in circolazione notizie sbagliate. La realtà è che le regole Fornero, che piacciano o meno, non sono mai tramontate. Semmai sono state smorzate grazie alle innumerevoli deroghe, come quota 100, quota 102, Opzione Donna e Ape Sociale.
Ma per andare in pensione con i requisiti ordinari, dal 2012, bisogna aver maturato 67 anni di età o avere 42 anni e 10 mesi (12 mesi in meno per le donne) di contributi versati.