Banche e mercato dei token digitali non sembrano essere andati granché d’accordo fino ad oggi. Le prime temono che il secondo sottragga loro quote di risparmi a cui attingere per l’ordinaria operatività. Ma in Italia è appena avvenuta con successo un’operazione senza precedenti e che pone le basi per l’avvio di una nuova fase anche nel nostro Paese. La piattaforma exchange per criptovalute Cryptosmart, prima per dimensioni nazionali, ha concluso l’aumento di capitale per complessivi 3,5 milioni di euro, emettendo la terza tranche da 1,2 milioni, in favore di Banca Popolare di Cortona SCpA.
Tabù infranto anche in Italia
Alessandro Ronchi, Co-CEO e fondatore di Cryptosmart commenta così quanto avvenuto:
Questa operazione rappresenta un passo fondamentale per dotare Cryptosmart dei capitali necessari per sostenere la crescita della società e rafforzare la posizione competitiva sul mercato, anche a seguito della nuova regolamentazione europea MICAR. Guardiamo al futuro con entusiasmo ed ottimismo, e la presenza nel capitale della Banca Popolare di Cortona, fondata nel 1881, la popolare cooperativa più antica oggi esistente in Italia, ci spinge ad immaginare e offrire nuovi prodotti e servizi innovativi digitali, al fine di diffondere l’adozione di asset digitali attraverso un accesso facile e sicuro per chiunque.
La notizia dell’ingresso di una banca tradizionale nel capitale di una exchange per criptovalute in Italia non è secondaria. Ricordiamo quanto accaduto solamente qualche mese fa. Il governo aveva ipotizzato un maxi-aumento dell’imposizione fiscale sulle cripto-attività, poi venuto in gran parte meno con la modifica dell’ultimo minuto alla legge di Bilancio 2025. Una mossa che alcuni hanno interpretato come una contropartita pretesa dall’Abi per avallare il contributo straordinario a sua volta chiesto dall’esecutivo agli istituti di credito.
Verso integrazione dei servizi?
Fino ad oggi non è corso buon sangue tra banche ed exchange per criptovalute, non solo in Italia.
Che una banca sia diventata socia di una exchange per criptovalute può rivoluzionare l’approccio scettico che ancora oggi c’è in Italia verso questo nuovo mercato. Sul piano concreto si può immaginare un’offerta integrata dei servizi dell’una e dell’altra. Da business concorrenti a complementari e potenzialmente capaci di generare reciproci vantaggi (“win-win”).
Exchange per criptovalute da minaccia a opportunità per finanza tradizionale
D’altra parte, stiamo parlando di una realtà diventata troppo grande per essere ignorata e arginata a colpi di restrizioni anacronistiche. La vittoria di Donald Trump alle elezioni americane ha rinvigorito il mercato, facendo impennare Bitcoin al nuovo record storico di oltre 108.000 dollari a dicembre. Il presidente eletto immagina la costituzione di una riserva federale con l’acquisto di un milione di token digitali in cinque anni. Anche senza spingersi a tanto, gli investitori stanno scontando un allentamento della regolamentazione a carico delle exchange per criptovalute e ciò sta avvicinando la finanza tradizionale, che cerca di sfruttarne le potenzialità. Un anno fa il lancio ufficiale dei primi ETF per Bitcoin, rivelatisi un grande successo anche per colossi del calibro di BlackRock.