I dati presentati dall’Ufficio Federale Statistico della Germania sono destinati a surriscaldare il dibattito sugli squilibri globali e le tensioni tra l’amministrazione Trump e Berlino sulla presunta manipolazione del cambio da parte di quest’ultima, ai danni della bilancia commerciale USA. Nel 2016, il surplus commerciale tedesco ha segnato il terzo record annuale di fila, arrivando a 252,9 miliardi di euro. Le imprese tedesche hanno esportato nel resto del mondo beni e servizi per complessivi 1.207,5 miliardi, mentre le importazioni sono state pari a 954,6 miliardi.
Se queste sono le cifre generali, andiamo nei dettagli, che si presentano ancora più interessanti. Il surplus della bilancia commerciale tedesca è stato verso il resto della UE di 75,4 miliardi, frutto di esportazioni per 707,9 miliardi e importazioni per 632,5 miliardi. (Leggi anche: Export Germania da record, ma all’Europa non serve mettere in croce la Merkel)
Eurozona vale solo il 5% del surplus tedesco
Verso le economie appartenenti all’Eurozona, l’avanzo è stato assai inferiore, ovvero pari a 12,9 miliardi, conseguenza di 441,8 miliardi di esportazioni e 428,9 miliardi di importazioni. Ne deriva che verso gli stati UE non aderenti all’Eurozona, il surplus è stato di 62,5 miliardi. Verso le economie non europee, invece, è stato di 177,5 miliardi, frutto di esportazioni per 499,6 miliardi e importazioni per 322,1 miliardi.
Giocando con le cifre, arriviamo a ottenere che appena il 30% dell’avanzo commerciale è stato maturato dalla Germania in Europa, mentre l’Eurozona rappresenta solamente poco più del 5% dell’intero surplus. Il 70% di questo viene maturato al di fuori del Vecchio Continente, a conferma di quanto l’economia tedesca sia fortemente internazionalizzata e di quanto sia, quindi, minacciosa la politica trumpiana di lotta agli squilibri globali, che danneggerebbero l’economia americana.