Sprecare soldi arrecando, indirettamente, danno alla propria famiglia può assumere gli aspetti di una vera e propria malattia. Contro coloro che, sperperando denaro arrecano danno a figli, coniuge ed eredi esistono rimedi legali. Vediamo insieme di cosa si tratta e come si possono legare le mani al parente che usa troppa prodigalità.
La legge, infatti, prevede di affiancare la persona che sperpera da qualcuno che saprà consigliarla e affiancarla nelle spese. Non si può, però, imporre a qualcuno un regime di vita austero soprattutto se vuol godersi la vita.
La legge, proprio per evitare ripercussioni sui familiari più stretti, consente di richiedere l’inabilitazione o la nomina di un amministratore di sostegno agendo tramite Tribunale e mettendo l’interessato a conoscenza del procedimento che si intende adottare.
E’ possibile procedere legalmente, però, solo nel caso che lo sperpero assuma i connotati di una patologia, un impulso irrefrenabile a spendere soldi anche quando la spesa che si intende effettuare supera i reali limiti di reddito di cui si dispone. In questo caso la prodigalità viene accertata come una vera e propria infermità mentale (e non va confusa con la voglia di fare shopping) che permane nel tempo e che vada ad incidere sulla capacità dell’interessato di fare i propri interessi.
A presentare la domanda di inabilitazione deve essere una delle seguenti persone:
- coniuge o convivente
- parenti entro il quarto grado
- tutore o curatore
- pubblico ministero
A dichiarare l’inabilità deve essere il giudice tramite una sentenza (che può essere impugnata, ovviamente); a seguito della sentenza viene nominato un curatore che nella maggior parte dei casi può essere il coniuge o il convivente, il padre, la madre o un figlio.