La pensione futura sarà sempre più bassa. L’entrata a regime del sistema di calcolo contributivo fra qualche anno farà sì che le pensioni pubbliche saranno calcolate esclusivamente su quanto versato durante la vita lavorativa.
E’ il così detto sistema pensionistico a capitalizzazione dove il contribuente accantona per sé i contributi che gli permettono di ottenere un domani la pensione. Diverso dal sistema a ripartizione, più generoso, dove i contributi ricevuti in un determinato anno sono utilizzati interamente per pagare le pensioni dello stesso anno.
La rendita fai da te
Indispensabile è quindi preoccuparsi per ottenere una rendita integrativa quando sarà il momento. Perché la pensione statale sarà talmente bassa rispetto a quanto finora conosciuto da non garantire il livello minimo di mantenimento. Almeno nella generalità dei casi.
Banche e assicurazioni spingono ormai da anni verso la previdenza complementare, non senza tornaconto. Un passaggio quasi obbligato che l’industria del risparmio gestito ha colto partendo dalle rovine della riforma Dini del 1995 che ha mandato in soffitta il sistema di calcolo retributivo delle pensioni.
Oggi ci sono una marea di possibilità di farsi una pensione integrativa aderendo ai vari fondi pensioni. Tutto sta però nel capire come e quanto rendono. Il rischio è quello di affidare propri soldi a gestori che poi, a fronte di roboanti promesse, non ritornano al lavoratore quanto sperato.
I rendimenti dei fondi pensione
I rendimenti dei fondi pensione, al netto dei costi di gestione e delle commissioni, sono stati negli ultimi anni migliori di quanto offerto da TFR. Come noto, però, non vi è garanzia che questi rendimenti possano restare ottimali. Anzi, se così fosse, prima o poi qualcuno dovrà rimetterci. E’ la legge del mercato.
Importante, al di là della scelta del gestore, è sapere bene cosa si vuole ottenere come pensione integrativa. Oltre al “quantum” ovviamente, ma qui dipende dalle disponibilità economiche di ciascun assicurato.
Esistono fondamentalmente tre tipo di rendita per i fondi pensione, che naturalmente varia in base alle garanzie che si vogliono ottenere al termine del piano di accumulo per la pensione. La prima forma di rendita è quella vitalizia non reversibile e che si estingue con la morte del sottoscrittore.
La seconda forma di rendita è invece reversibile e prevede il pagamento della rendita al sottoscrittore al momento del pensionamento e fino alla data di premorienza. Dopo la morte, la rendita residua si trasmette, in forma più o meno ridotta, agli eredi o beneficiari designati dal sottoscrittore. In alcuni casi è prevista anche la liquidazione del capitale residuo al posto della rendita.
Questa formula prevede ovviamente una penalizzazione sulla rendita finale, rispetto alla prima, proprio perché offre maggiori garanzie di continuità.
La terza via è rappresentata dalla rendita certa e poi vitalizia. Tale rendita permette al sottoscrittore di ottenere il pagamento di una rendita definita per 5-10 anni al momento del pensionamento, per poi trasformarsi in rendita vitalizia per il resto della vita. Anche in questo caso, i costi e i benefici cambiano.