Mentre il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si recava a Damasco per incontrare le nuove autorità dopo la caduta del regime di Bashir al-Assad a dicembre, un altro stato nella regione compiva un piccolo passo verso la stabilità. Dopo anni di gravissima crisi economica e politica, il Libano ha finalmente il nuovo presidente: Joseph Aoun, già capo delle Forze Armate. L’uomo è gradito a Stati Uniti ed Arabia Saudita e la sua elezione avviene dopo che per oltre due anni Beirut è rimasta priva di un capo dello stato.
Hezbollah tramortita da Israele
Tutto questo non è avvenuto per bontà d’animo. La formazione paramilitare vicinissima all’Iran è stata decapitata da Israele negli ultimi quattro mesi. Il suo leader storico è stato ucciso e la stessa fine l’hanno fatta altri alti funzionari dell’organizzazione. E dopo la caduta del regime siriano e alleato sciita, Hezbollah è rimasta senza amici nell’area. Le resta Teheran, ormai con le spalle al muro.
Economia in ginocchio e inflazione alle stelle
La crisi del Libano è stata e continua ad essere pesante. Negli ultimi cinque anni i prezzi al consumo si sono moltiplicati di 60 volte, mentre il Pil è crollato dei due terzi. Il Paese è in default dal marzo del 2020 e la situazione non si sblocca per i veti incrociati tra partiti. Questi a loro volta rappresentano in modo settario mussulmani sunniti, sciiti e minoranza cristiana. Hezbollah ha fatto di tutto per impedire che i governi in questi anni chiedessero aiuto al Fondo Monetario Internazionale (FMI). Non vuole piegarsi a organismi sovranazionali occidentali, né alle loro politiche di austerità.
Il cambio si è stabilizzato sul mercato nero negli ultimi mesi dopo avere perso il 98,3% in 5 anni, mentre i prezzi dell’Eurobond 2020 sono triplicati. Tutto merito, in apparenza, dell’indebolimento dell’organizzazione filo-iraniana, che prospetta una soluzione meno lontana alla crisi del Libano. Anche nella vicina Siria il cambio di mercato si è rafforzato ai massimi da un anno e mezzo, apprezzandosi del 40% rispetto ai minimi di inizio dicembre. Un segnale che anche nel Paese martoriata da anni di lacerante guerra civile si starebbe ritrovando un minimo di stabilità rassicurante.
Crisi Libano non finita, serve accordo con FMI
Il governo di Beirut può adesso approfittare di questo indebolimento di Hezbollah per cercare di porre fine alla crisi del Libano con un programma di riforme approvato dall’FMI e sostenuto eventualmente anche dagli stati arabi, che il presidente Aoun ha definito “amici” nel suo discorso della vittoria. Presto per festeggiare. La situazione è disastrosa e un esito positivo per l’ipotetico accordo sul bailout non appare scontato. L’Iran continua ad agire come fattore di destabilizzazione nella regione e i suoi alleati a Beirut possono rialzare la testa dopo essere stati tramortiti dagli eventi geopolitici degli ultimi mesi.