Sarebbe la fine del consumismo USA?
Bassi interessi stimolano i consumi privati e incentivano all’indebitamento anche famiglie e imprese negli USA, il cui debito ammonta al 200% del pil. Senza il dollaro come valuta indispensabile nell’acquisto delle commodities, le banche centrali del resto del mondo ne deterrebbero minori quantità e si affannerebbero a comprare meno Treasuries. Di conseguenza, il costo dell’indebitamento negli USA salirebbe e così anche gli interessi sui debiti accesi dagli americani nel settore privato. Quell’eccesso di consumi che si riflette da decenni in un disavanzo commerciale cronico verrebbe via via ridotto e gli standard di vita del popolo americano si abbasserebbero, sgonfiandosi quella bolla dentro la quale l’America vive dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Non tutto il male verrebbe per nuocere, perché nel suo complesso l’economia americana ne uscirebbe nel tempo meno indebitata, anche se non potrebbe più fare leva sul super-dollaro e sarebbe maggiormente esposta a fenomeni come inflazione e volatilità dei mercati finanziari. In sostanza, la fine del dollaro quale valuta di riserva mondiale agirebbe da disciplina fiscale da un lato, riportando la bilancia commerciale in equilibrio e famiglie e imprese con i piedi per terra sul fronte dei consumi e degli investimenti dall’altro. Prima, però, gli USA passerebbero per una fase di transizione tutt’altro che indolore. (Leggi anche: Sogno americano si trasformerà in incubo con la fine dei petrodollari)