Lavorare una vita per poi andare in pensione. Il destino di ogni lavoratore spesso è questo. Quando ci si avvicina alla pensione, il primo passaggio obbligatorio è quello del calcolo dei contributi che si hanno nel proprio estratto conto INPS. E sovente il lavoratore arriva, a fine calcolo, con una triste situazione. Ho lavorato 5 anni con quell’azienda, ma mi trovo solo 3 anni di contributi. Oppure, ho lavorato 2 anni con quel datore di lavoro, a tempo pieno e per tutto l’anno e mi ritrovo con contributi part time, oppure con meno delle 52 settimane di contributi per anno.
Le liti e i contenziosi in materia lavorativa sono da sempre all’ordine del giorno. I Tribunali sono carichi di lavoro da questo punto di vista. I Tribunali del lavoro hanno una miriade di contenziosi da dirimere. E le cause durante un rapporto di lavoro finiscono inevitabilmente con l’incidere anche sulle pensioni. Ma adesso vedremo come un lavoratore che ha avuto questo genere di sfortuna, ha diritto a pensioni con arretrati.
“Buonasera, vi propongo un caso davvero singolare che mi riguarda. Sono in pensione dal 2022. Ho ricevuto una pensione con 36 anni di contributi, ma a dire il vero dovevano essere 38. Anzi, sono 38, perché proprio a inizio 2024 ho vinto una causa con il mio ultimo datore di lavoro che per i primi due anni di lavoro con lui mi ha versato pochi contributi rispetto a quelli che mi doveva. Oltretutto mi doveva 4 mensilità di stipendio arretrati, il TFR e le differenze retributive tra una giornata di lavoro da 8 ore e invece quella che lui mi certificò da 6 ore. Ho preso tutto ed il mio avvocato ha detto che il mio ex principale ha versato anche dei soldi all’INPS per i contributi. Adesso posso chiedere all’INPS che mi calcoli la pensione anche con questi nuovi versamenti di contributi per la pensione?”
Fino a 5 anni di arretrati su alcune pensioni, ecco come ottenerli con una domanda
Un contenzioso nei confronti del datore di lavoro in linea di massima parte sempre dalla volontà del lavoratore di ottenere ciò che gli manca dal punto di vista della retribuzione.
L’interesse del lavoratore è all’immediato, nel senso che si guarda a ciò che si perde nel breve periodo. Quindi è lo stipendio la cosa che preme di più. Ma un datore di lavoro inadempiente, può esserlo anche sui contributi previdenziali. Anzi, se non paga lo stipendio è assai probabile che non abbia nemmeno provveduto a pagare i contributi per il lavoratore. Un danno ulteriore di cui magari ci si rende conto solo nel momento in cui si cerca di andare in pensione.
Ed è una carenza, questa dal punto di vista contributivo, che può finire con il far prendere una pensione più bassa al lavoratore, ma anche a fargli perdere del tutto il diritto alla pensione. Basti pensare a chi per colpa di un datore di lavoro non ligio ai suoi doveri, non raggiunge i 20 anni di contributi utili alla pensione di vecchiaia. Ma arretrati sulle pensioni, ricalcoli e soluzioni non mancano.
Omessi versamenti di contributi per la pensione , ecco perché alla fine tutto può essere recuperato
Quando un lavoratore che fa causa al datore di lavoro per via di mancati pagamenti delle retribuzioni, lo deve fare entro 5 anni dall’omissione. In pratica un lavoratore ha 5 anni di tempo per chiedere al datore di lavoro mediante azione giudiziaria di pagare ciò che deve. E se alla fine il lavoratore riesce ad ottenere ciò che è in suo diritto, è probabile che il datore di lavoro oltre ad essere condannato a pagare gli arretrati dello stipendio, deve versare anche i relativi contributi per la pensione.
E capita spesso che la fine del contenzioso arrivi quando il ricorrente ha già ottenuto la sua pensione anche senza i contributi omessi. Che dall’INPS naturalmente viene liquidata non considerando i contributi mai versati da quello specifico datore di lavoro inadempiente. Naturalmente nel momento in cui l’ex lavoratore ormai pensionato, vince e riceve i mesi di stipendio arretrati, o le differenze retributive, se il datore di lavoro ha versato anche i contributi per queste precedenti mancanze, può chiedere all’INPS di ricalcolare la pensione alla luce dei nuovi contributi accreditati. L’istanza è sempre la stessa, ovvero la ricostituzione della pensione. E si può usare per recuperare fino a 5 anni di arretrati, perché si può presentare domanda all’INPS entro 5 anni dalla data in cui i nuovi contributi sono stati versati all’INPS.