Fisco e accertamenti: ostentare lusso sui social diventa una prova

Attenzione a non mettere in piazza la propria vita sui social, il Fisco può fare i conti in tasca anche attraverso Facebook.
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7 anni fa
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Il Fisco ci spia anche attraverso i social e può portare alla luce tutti i segreti dei contribuenti. Non è un  mistero che ormai molti cittadini italiani usano condividere la propria vita sui social network con foto, frasi e video. Una vita messa in piazza sarebbe da dire e che in alcuni casi può costare caro. Solo nel 2017 i casi in cui alcuni ignari cittadini coinvolti in un procedimento sono stati “smascherati” tramite Facebook, Instagram o Twitter sono cresciuti a dismisura.

Basta postare una foto di cene, vacanze, feste sui social e per il fisco gli accertamenti in fase di contestazione hanno trovato la strada spianata.

Quando il Fisco e i social vanno a braccetto

Il Giornale e Il Sole 24 ore hanno pubblicato e svelato alcuni casi in cui l’utilizzo dei social e il concetto di mettere in piazza la propria vita è davvero costato caro ad alcuni contribuenti. Ad esempio un uomo che lavorava in nero come maniscalco è stato smascherato proprio grazie alle foto postate su Facebook che facevano riferimento a redditi non dichiarati come ha sottolineato la Corte di appello di Brescia. Un altro caso riguarda un uomo divorziato che non pagava gli assegni di divorzio alla moglie ma tramite il social più famoso del web il Tribunale di Pesaro lo ha costretto a pagare. L’uomo postava foto che rivelavano uno stile di vita agiato, vacanze in hotel di lusso, auto di un certo tipo e agi vari.

Caso simile di un uomo che non voleva provvedere al mantenimento della ex moglie perché in ristrettezze economiche ma attraverso i social si era scoperto che il suo tenore di vita non era propriamente da “povero” e così la Corte di appello di Ancona lo ha condannato a provvedere al mantenimento. Ovviamente non basta soltanto una foto sui social, servono altri riscontri ma è pur vero che Facebook & co.

rimangono un valido aiuto per scovare i furbetti. Tramite foto postate è possibile avviare indagini fiscali poiché Facebook è come una sorta di piazza pubblica, non c’è violazione della privacy e le verifiche sono legittimate. Attenzione allora a non mettere troppo in mostra la bella vita sui social e in particolare fare attenzione ad alcuni acquisti legati a elettrodomestici, pay tv, giochi online, vacanze, auto di lusso etc.

Leggi anche: Chat Whatsapp, dal 2018 il Fisco può spiarle (e non basta spegnere il telefono)

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