Con una mano il fisco dà e con l’altra toglie. Dà ai ricchi stranieri e a chi torna in patria (impatriati) dopo aver passato anni a servire Paesi stranieri. E toglie, invece, chi risiede da una vita in Italia versando ogni giorno tasse e contributi.
Non è una anomalia solo italiana, anche all’estro funziona così. Ogni Paese per fare cassa propone incentivi fiscali o sconti, come quando si fa shopping in periodi di saldi. E’ un modo come un altro per raccogliere tributi e contributi che mancano nelle casse dello Stato.
Fisco favorevole con ricchi e impatriati
Grazie alla recente introduzione e rafforzamento dei regimi fiscali di attrazione, rivolti tra gli altri anche ai calciatori, i club italiani di calcio hanno ora la possibilità di attrarre maggiori top player. Costoro hanno la possibilità di beneficiare del regime dei cosiddetti impatriati (detassazione del reddito corrisposto dal Club italiano nella misura del 50%). O, alternativamente, del regime dei cosiddetti neo residenti (applicazione di un’imposta sostitutiva pari a 100 mila euro solo sui redditi prodotti all’estero).
Insomma misure atte ad attrarre talenti, non solo sportivi, e a sostenere il rientro di professionalità di rango. I numeri iniziano a dare ragione. Anche se bisogna fare distinzioni e non pensare che ci si possa fermare qua. E’ il pensiero di Andrea Tavecchio, commercialista milanese fondatore di Tavecchio e Associati. Esperto di tematiche legate al mondo dei private client e già membro dei gruppi di lavoro presso il ministero dello Sviluppo economico e del Comitato di esperti in materia fiscale e di politica economica per la Presidenza del Consiglio.
Quando si pensa che, per esempio, Cristiano Ronaldo paghi solo 100 mila euro di tasse si sbaglia?
Si, completamente. Lo stipendio corrisposto dalla Juventus a Ronaldo non è soggetto ad alcuna detassazione, tant’è che a fronte di un ingaggio netto di circa 31 milioni all’anno, cosi si legge sui giornali, le imposte versate allo Stato da Ronaldo dovrebbero ammontare a circa 25 milioni.
Queste norme stanno funzionando anche al di fuori del calcio?
Il regime dei 100 mila è solo uno dei regimi facenti parte di un pacchetto di norme di attrazione introdotte dal governo con l’obiettivo di incentivare il trasferimento in Italia di capitale umano ad alta capacità contributiva e di competere a livello internazionale. Alla norma dei 100 mila euro si aggiungono, infatti, le agevolazioni previste per gli impatriati, il regime dei pensionati e il regime sul cosiddetto carried interest.
Di che numeri parliamo?
I dati resi noti dall’Agenzia delle Entrate evidenziano come i soggetti che hanno aderito al regime dei 100 mila euro siano stati 99 nel 2017, 264 nel 2018 e 421 nel 2019. Si tratta di un trend crescente simile a quello avvenuto anche in Portogallo. Per gli altri regimi non si hanno a disposizione dati ufficiali, ma è ragionevole pensare che il numero di soggetti che ha aderito al regime degli impatriati sia considerevole se si guarda al numero di risposte alle istanze di interpello pubblicate dall’Agenzia delle Entrate.
Perché la norma sui pensionati è quella che sta funzionando meno?
L’obbligo di trasferimento in comune del sud Italia con non più di 20 mila abitanti o in uno dei comuni colpiti dai terremoti del 2016 e del 2017 con meno di 3 mila abitanti è un forte ostacolo perché, considerata la platea dei beneficiari, le strutture sanitarie che funzionano spesso non sono in piccoli centri del Sud del Paese. In Inghilterra o Svezia lo sanno bene.
In giro per il mondo cosa sta accadendo?
A livello internazionale la competizione è molto accesa e sono molti i Paesi ad aver introdotto dei regimi agevolativi . Volti ad attrarre capitale umano e investimenti. Il più famoso è sicuramente il regime inglese “Res Non Dom”, che nel corso degli anni ha superato anche le 100 mila unità. Si tratta di un bacino da cui l’Italia potrebbe attingere, soprattutto in virtù delle incertezze legate a Brexit, senza trascurare ciò che sta succedendo a Hong Kong. Altri regimi simili sono stati introdotti in Portogallo, Svizzera, Cipro, Malta e, infine, Grecia.
Opzioni per migliorare il contesto globale?
In questo particolare periodo storico segnato dalle difficoltà economiche che il Covid-19 si sta inesorabilmente portando dietro, la strada è quella. Da un lato, di portare avanti politiche pro business e, dall’altro, di garantire la stabilità del sistema tributario nel tempo.