Il Consiglio dell’Unione Europea, in data 8 ottobre 2024, ha approvato un nuovo aggiornamento della lista dei Paesi considerati non cooperativi a fini fiscali, conosciuta come “black list”. Questo elenco è fondamentale per identificare le giurisdizioni coinvolte nei regimi fiscali non trasparenti e che non rispettano gli standard internazionali in materia di scambio di informazioni e cooperazione fiscale.
Essere inclusi nella black list dell’UE significa che il Paese in questione non rispetta le regole internazionali di trasparenza fiscale e scambio di informazioni, o presenta regimi fiscali dannosi che potrebbero favorire l’evasione e l’elusione fiscale a livello internazionale.
Il precedente aggiornamento dei paesi in black list
L’ultimo aggiornamento ha confermato l’inclusione di undici Paesi nella black list, i quali sono:
- Anguilla
- Isole Fiji
- Guam
- Isole Vergini Statunitensi
- Palau
- Panama
- Russia
- Samoa
- Samoa Americane
- Trinidad e Tobago
- Vanuatu.
Rispetto alla versione precedente della lista, aggiornata a febbraio 2024, il Consiglio ha rimosso ora anche Antigua e Barbuda, che era stato precedentemente inserito a causa di problematiche relative allo scambio di informazioni su richiesta. Il cambiamento è avvenuto in seguito a un miglioramento del quadro normativo del Paese, che ha permesso una rivalutazione da parte del Global Forum dell’OCSE.
Implicazioni dell’esclusione di Antigua e Barbuda
L’esclusione di Antigua e Barbuda dai c.d. paradisi fiscali (paesi black list) è un segnale positivo, in quanto indica che il Paese ha compiuto progressi significativi nel rispettare le norme internazionali in materia fiscale. Tuttavia, Antigua e Barbuda rimane sotto osservazione e sarà soggetto a una valutazione supplementare nei prossimi mesi.
In merito all’efficacia di questa rimozione, in mancanza di specifiche indicazioni ufficiali, si consiglia di considerare come data di riferimento quella della pubblicazione delle conclusioni del Consiglio dell’UE sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Secondo quanto suggerito dalla circolare n. 19/2023 di Assonime, questo approccio può essere utile per determinare il momento a partire dal quale eventuali modifiche normative avranno effetto sulle operazioni effettuate con il Paese in questione.
Impatti per le imprese europee e contribuenti
L’inclusione di un Paese nella black list ha conseguenze rilevanti per le imprese europee che intrattengono rapporti economici con tali giurisdizioni. Gli investimenti e i costi sostenuti in questi Paesi potrebbero essere soggetti a restrizioni e limitazioni in termini di deducibilità fiscale. Questo è particolarmente importante per le imprese multinazionali e le società con sedi operative in queste aree, che devono tenere in considerazione l’impatto fiscale e le potenziali sanzioni in caso di mancata conformità.
Inoltre, per i Paesi inclusi nella lista nera, l’essere etichettati come non cooperativi comporta anche una maggiore attenzione da parte delle autorità fiscali europee. Le operazioni finanziarie con queste giurisdizioni sono infatti monitorate più attentamente, al fine di prevenire pratiche di evasione o elusione fiscale.
Criteri di inclusione tra i paesi black list
L’Unione Europea segue criteri rigorosi per determinare quali Paesi includere nella sua lista delle giurisdizioni non cooperative. In particolare, vengono considerati i seguenti aspetti:
- Trasparenza Fiscale: il Paese deve garantire un adeguato livello di trasparenza fiscale e deve rispettare le norme internazionali sullo scambio di informazioni.
- Equità Fiscale: il sistema fiscale del Paese non deve includere regimi che favoriscano l’evasione fiscale o offrano agevolazioni sproporzionate alle multinazionali.
- Implementazione di Standard Minimi: il Paese deve rispettare e attuare le linee guida dell’OCSE in materia di erosione della base imponibile e trasferimento degli utili (BEPS).
L’inclusione o l’esclusione di un Paese dalla lista non è definitiva e viene periodicamente rivista.
Paesi black list: considerazioni finali
La black list dell’Unione Europea è uno strumento strategico nella lotta all’evasione e all’elusione fiscale internazionale. Attraverso aggiornamenti periodici e un monitoraggio costante, l’UE cerca di promuovere la cooperazione fiscale tra le giurisdizioni. Allo stesso tempo penalizza quelle che non rispettano le regole.
Le aziende e i contribuenti che operano a livello globale devono prestare attenzione a questi cambiamenti, poiché l’inclusione o l’esclusione di un Paese può influenzare le decisioni operative e la pianificazione fiscale.
La black list dei Paesi non cooperativi rappresenta un punto di riferimento importante per le autorità fiscali e per gli operatori economici. La recente rimozione di Antigua e Barbuda e l’inclusione degli altri undici Paesi dimostrano come l’UE mantenga un approccio dinamico e flessibile, pronto a riconoscere i progressi ma anche a sanzionare le mancanze. Questo aggiornamento rappresenta un ulteriore passo nella direzione di una maggiore equità e trasparenza fiscale a livello globale.
Riassumendo…
- L’UE ha aggiornato la lista dei Paesi non cooperativi ai fini fiscali (black list).
- Antigua e Barbuda è stato rimosso per i miglioramenti nel rispetto delle norme fiscali.
- Le aziende europee subiscono limitazioni fiscali sui costi sostenuti nei Paesi inclusi.
- L’inclusione dipende da trasparenza fiscale, equità e attuazione degli standard OCSE.
- Il prossimo aggiornamento della black list è previsto per febbraio 2025.