Il taglio dell’Iva in Italia è un’impresa titanica, non si può fare. Il debito pubblico è troppo elevato e il continuo ricorso ai bonus e alla Cig è di freno a qualsiasi intervento fiscale.
Tuttavia il governo cerca di correre ai ripari emulando la Germania che l’Iva l’ha tagliata dal 1 luglio per sei mesi. Così il premier Giuseppe Conte durante un “question time” alla Camera ha parlato di possibilità di tagliare l’Iva solo se la misura sarà abbinata alla lotta all’evasione fiscale.
Taglio Iva solo per chi usa il bancomat
In altre parole, il taglio dell’Iva sui prodotti di largo consumo potrebbe essere abbinata all’utilizzo della moneta elettronica, tanto cara al governo. Vale a dire, pagando con carta di credito o bancomat si otterrebbe uno sconto pari al taglio concordato dal governo sull’Iva gravante sui prodotti merceologici o sui servizi. Una sorta di incentivo a non usare il contante che si presta – a detta di Conte – ad evasione fiscale. “L’ipotesi, su cui si può anche ragionevolmente lavorare –ha detto Conte – è quella di mettere insieme due istanze, dando una scossa ai consumi attraverso un possibile sgravio dell’Iva per chi ricorre alla moneta elettronica”.
Pd, Franceschini è d’accordo
“A me non dispiace l’idea di una riduzione dell’Iva solo per chi usa metodi di pagamento elettronici al posto del contante“. Lo ha dichiarato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, commentando la proposta del premier, Giuseppe Conte. “Intanto nel decreto economico si devono differenziare gli interventi di sostegno a lavoratori e imprese, non più universali ma differenziati in base alla difficoltà dei diversi settori. Per quelli più in crisi vanno allungati i tempi degli ammortizzatori sociali, incentivando anche la ripartenza di aziende con un sistema di esenzione contributiva a termine, penso per esempio agli alberghi, per spingere a riaprire senza avere a carico tutto l’insostenibile peso del costo dei lavoratori non più in cassa integrazione“, ha aggiunto.
Baretta; da 2021 meno tasse, ridurremo aliquote
“L’obiettivo è di completare la riforma fiscale entro quest’anno per inserirla nella prossima legge di bilancio, la sede più giusta, come avevamo già ipotizzato prima dell’epidemia. Il presupposto è quello di una vera riforma fiscale, e cioè ridurre le tasse a cominciare dal basso“. Lo dice Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, ricordando che ad aprile “volevamo già presentare un primo schema, ma tutto è stato poi travolto dalla diffusione del contagio. Ora possiamo riprendere il dossier e c’è tutto l’impegno del governo per ridurre la pressione fiscale a partire dal 2021 a partire dai ceti medi e medio-bassi”. Più che parlare già di cinque, quattro o tre aliquote sicuramente non di meno, la semplificazione deve garantire il rispetto della progressività del sistema. “Niente flat tax, dunque. Ci sarà poi tempo per il numero delle aliquote“, aggiunge Baretta sottolineando che “la maggior parte dei lavoratori è compresa sul piano fiscale nelle prime due aliquote minori e dunque il beneficio sarebbe rivolto soprattutto, lo ripeto, al ceto medio e medio-basso, comprese le famiglie con figli che sono anche uno degli obiettivi delle politiche del governo, come dimostrano l’istituzione del Fondo per la famiglia e l’assegno unico per i figli. Sono misure che fanno già parte del ridisegno fiscale complessivo. Ma ricordo che da pochi giorni e entrato in vigore il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, quindi l’attenzione al mondo del lavoro c’è tutta“.