Per tutti i contribuenti che non hanno completato i 20 anni di contributi utili alla pensione di vecchiaia ordinaria, si pone la domanda: è possibile andare in pensione lo stesso? Il dubbio sulle possibilità di pensionamento emerge dal fatto che spesso si sente dire che è possibile andare in pensione anche con 15 anni di contributi versati.

Oggi il nostro focus riguarda proprio la pensione con una soglia di contribuzione apparentemente insufficiente, come possono essere per esempio i 15 anni. Perché abbiamo sottolineato “apparentemente”? Perché effettivamente alcune misure prevedono il pensionamento anche senza i 20 anni di contributi.

Esistono strumenti di previdenza sociale che consentono il pensionamento proprio con i citati 15 anni di versamenti contributivi.

Tuttavia, è importante notare che queste sono misure molto complicate da ottenere e in alcuni casi hanno dei requisiti molto stringenti, mentre in altri prevedono delle penalità piuttosto forti per i pensionati.

“Buonasera, sono Rodolfo, un vostro fedele lettore. Vorrei delle spiegazioni da parte dei vostri esperti relative alla possibilità di andare in pensione con 15 anni di contributi. Infatti, questa è la carriera contributiva che ha mia sorella, che compie 67 anni di età tra qualche mese. Sento dire che si può andare in pensione con 15 anni di contributi versati ma non ne ho la certezza. Mi potete dire se mia sorella ha delle possibilità?”

Chi rientra in queste 4 misure va in pensione anche con 15 anni di contributi

Bisogna partire da una considerazione fissa che riguarda qualsiasi soggetto interessato alla pensione nel sistema previdenziale italiano: quando si dice che l’età pensionabile in vigore è pari a 67 anni, è necessario considerare che anche l’età contributiva minima ha un valore predeterminato, ovvero 20 anni di contributi versati. Chi non raggiunge questa soglia contributiva a 67 anni difficilmente potrà andare in pensione.

Si potrebbe obiettare che, senza i contributi necessari, si prende l’Assegno Sociale. Tuttavia, questo è una misura assistenziale e non previdenziale, non legata ai contributi versati, ma a situazioni reddituali particolari e rivolta a soggetti con redditi bassi, sia personali che cumulati con quelli del coniuge.

Senza i 20 anni di versamenti, quindi, niente pensione di vecchiaia ordinaria. Però, è altrettanto vero che ci sono delle possibilità di andare in pensione con 15 anni di contributi versati, grazie a due specifiche misure.

Le deroghe Amato e le possibilità che questa soluzione offre ai lavoratori oggi

La prima si chiama pensione di vecchiaia con deroga Amato. La seconda è l’opzione contributiva. In entrambi i casi, quindi, bastano 15 anni di contributi versati. Come accennato in premessa, parliamo di misure molto particolari e difficilmente accessibili per la generalità dei lavoratori.

Per comprendere le difficoltà, basta vedere quali sono i requisiti per ottenere la pensione con una delle tre deroghe Amato: la prima, ad esempio, consente di andare in pensione con 67 anni di età e con 15 anni di contributi versati, purché questi 15 anni risultino completati entro la fine del 1992. Questa misura è prevalentemente vantaggiosa per soggetti che lavoravano fino al 1992 e che poi hanno interrotto la carriera o l’hanno proseguita solo per pochi anni senza completare i 20 anni necessari.

Una misura che potrebbe trovare applicazione in particolare in alcune donne che in giovane età hanno svolto un’attività lavorativa per poi interromperla per dedicarsi a famiglia, figli e casa. È difficile che un uomo abbia potuto restare senza lavoro e senza contributi versati dal 1993 ad oggi.

I lavoratori discontinui possono sfruttare la pensione con 15 anni di contributi

La seconda deroga Amato consente di andare in pensione a chi, entro la fine del 1992, era già  autorizzato alla prosecuzione volontaria dei versamenti da parte dell’INPS. Non è necessario che l’interessato abbia iniziato i versamenti volontari, ma basta la semplice autorizzazione. Anche in questo caso, parliamo di una richiesta di prosecuzione volontaria di oltre trent’anni fa, una situazione che difficilmente si può verificare oggi per persone che hanno 67 anni di età.

L’ultima deroga, forse ancora utilizzabile, riguarda i cosiddetti lavoratori discontinui: si tratta di lavoratori che hanno 15 anni di contributi versati ma possono vantare un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni e soprattutto che hanno 10 anni o più di carriera, coperti da meno di 52 settimane di contribuzione per anno.

Opzione contributiva, cos’è e come funziona

Con 15 anni di contributi versati si può sfruttare anche l’opzione contributiva Dini. La Legge numero 335 del 1995, all’articolo 1 comma 23, prevede la facoltà di opzione per i lavoratori iscritti presso l’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria). E presso i fondi a essa sostitutivi ed esclusivi, ma solo se in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995.

Questi soggetti possono scegliere di trasformare la loro pensione mista in una contributiva, incluso il calcolo della pensione e quindi la sua liquidazione. Accettando questa opzione, si applicano regole che possono essere vantaggiose o svantaggiose. Ciò perché, notoriamente, il calcolo contributivo della pensione è più penalizzante rispetto al retributivo o misto.

Per esercitare l’opzione contributiva, i lavoratori devono rispettare alcune condizioni. Oltre ai 15 anni di contributi citati, devono avere una carriera contributiva inferiore a 18 anni alla data del 31 dicembre 1995. E devono avere almeno 5 anni di contributi versati dopo tale data nel sistema contributivo.