Chi ha 65 anni e non ha maturato i contributi e tutti gli altri requisiti per la quota 103, la quota 41 precoci, le pensioni anticipate ordinarie e tutte le altre prestazioni anticipate oggi in vigore, si trova davanti a un bivio. O continua a lavorare per almeno due anni, o per il periodo necessario a completare il requisito contributivo di una delle tante misure, oppure sfrutta due canali che possono risultare molto favorevoli per attendere la data del pensionamento con calma e con un reddito.

Due strade che l’INPS offre e che il nostro lettore del quesito odierno può sfruttare.

“Saluti alla redazione, mi chiamo Denis e mi troverò presto senza lavoro. Sto sfruttando le ferie residue come da accordi con il mio titolare e poi dovrò lavorare solo le ultime due settimane di agosto. L’azienda chiuderà perché il mio datore di lavoro ha deciso di trasferirsi in Brasile. Compio 65 anni a settembre, ho un’invalidità del 78% e ho una carriera di 29 anni di contributi. Secondo voi, ci sono soluzioni per andare in pensione? Credo di no, onestamente. Ma trovare un altro lavoro per me è difficile vista l’età e la mia situazione. Cosa posso fare?”

A 65 anni l’INPS ti accompagna alla pensione: due strade utili per arrivare a 67 anni senza lavorare

In linea di massima, il nostro lettore ha due possibilità da sfruttare. Anche se forse è meglio dire che al momento può sfruttarne solo una. Non avendo diritto a una pensione, perché troppo giovane per la vecchiaia ordinaria, senza i requisiti di iscrizione per le pensioni anticipate contributive, senza quelli per le anticipate ordinarie e senza i contributi necessari per tutte le altre misure in deroga, può puntare alla NASpI.

Infatti, potrebbe sfruttare due anni di indennità per disoccupati involontari che eroga l’INPS, sempre che abbia lavorato ininterrottamente negli ultimi quattro anni e non abbia sfruttato altre NASpI negli ultimi quattro anni.

In questo modo, potrebbe aspettare i 67 anni per la pensione di vecchiaia, quando potrà far valere anche i due anni di contributi figurativi da NASpI e andare in pensione con 31 anni di versamenti.

Occhio ai contributi: potrebbe essere il caso di chiedere l’APE sociale

Un consiglio è di verificare se riesce a raggiungere i 30 anni di contributi oggi o nei prossimi mesi. In tal caso, essendo disabile al 78% (basta anche il 74%), potrebbe avere diritto all’APE sociale. Con l’Anticipo Pensionistico Sociale, infatti, si può andare in pensione anche a 63 anni e cinque mesi se sono stati maturati 30 anni di contributi e se i richiedenti sono alternativamente invalidi, caregivers o disabili. Oppure servono 36 anni agli addetti ai lavori gravosi. NASpI o APE sociale quindi. Due misure differenti, con i classici pro e contro di ciascuna da analizzare.

La NASpI per due anni, poi la pensione: ecco come a 65 anni

Un lavoratore può essere accompagnato alla pensione tramite due strumenti assistenziali: la NASpI o l’APE sociale. La prima misura è l’indennità per disoccupati INPS, che spetta a chi perde involontariamente il lavoro. Ad eccezione delle dimissioni volontarie, tutte le altre motivazioni di interruzione del rapporto di lavoro danno diritto alla NASpI: licenziamento individuale o collettivo, dimissioni per giusta causa, scadenza del contratto a termine, chiusura di un’attività e perfino il licenziamento disciplinare.

La NASpI si percepisce per una durata massima di 24 mesi o per la metà delle settimane di lavoro svolte nei quattro anni precedenti. L’importo dell’indennità è commisurato allo stipendio percepito negli ultimi quattro anni ed è pari al 75% della sua media. Tuttavia, gli importi decrescono del 3% al mese a partire dal sesto mese di fruizione, quindi negli ultimi mesi da disoccupato si percepirà circa la metà dell’importo iniziale della NASpI.

APE sociale o NASpI: ecco le cose da considerare

Diverso è il caso dell’APE sociale. I due anni che trascorrerà chi ha 65 anni oggi in attesa dei 67 anni prendendo l’Anticipo Pensionistico Sociale non valgono come contribuzione figurativa. L’importo massimo dell’APE sociale è più alto di quello della NASpI perché può arrivare a 1.500 euro al mese. Tuttavia, tutto dipende dai contributi versati dal lavoratore e dagli ultimi stipendi per capire se conviene di più la NASpI o l’APE sociale.

I vantaggi e gli svantaggi cambiano da caso a caso. Inoltre, l’APE sociale non prevede la tredicesima e non è reversibile. La prestazione non si adegua al meccanismo dell’indicizzazione del tasso di inflazione e non dà diritto a maggiorazioni e assegni familiari.

Conclusione

Resta il fatto che si tratta di due strumenti sempre utili, soprattutto per chi non ha alternative lavorative. Chi perde il lavoro e non ha la pensione a 65 anni può scegliere sia una via che l’altra, sfruttando queste misure come reddito ponte fino ad arrivare a 67 anni per la pensione di vecchiaia.