La pensione a 67 anni di età non è per tutti e per sempre. Oggi vi possono accedere tranquillamente coloro che hanno almeno 20 anni di contributi alle spalle, ma col passare del tempo i requisiti cambieranno.

La riforma Fornero del 2012 prevede, innanzitutto che l’età anagrafica sia agganciata alla speranza di vita. La pandemia ne ha ridotto l’aumento e di conseguenza anche l’età pensionabile. Ma dal 2025 riprenderà a salire.

In pensione di vecchiaia a 67 anni

Il meccanismo di adeguamento dell’età anagrafica per la pensione alla speranza di vita si fermerà nel 2031 con il raggiungimento della soglia di 68 anni.

Da lì in poi gli incrementi saranno di due mesi ogni due anni fino al 2054 quando si andrà in pensione a 70 anni.

Ma, a parte questa scaletta temporale, per i quarantenni lavoratori di oggi il rischio è di dover attendere addirittura i 71 anni. E prima ancora del 2054 quando andrà a pieno regime la legge Fornero.

Il problema è legato più che altro al minimale contributivo di 20 anni che per molti lavoratori precari, part time o sottopagati non è del tutto scontato. E stiamo parlando dei giovani lavoratori di oggi, i più penalizzati.

Quanti anni serviranno per uscire dal lavoro

Inoltre, per i contributivi puri l’accesso alla pensione a 67 anni, oggi, è consentito solo se l’importo della pensione calcolata risulterà non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale (attualmente è pari a 460,28 euro al mese). Soglia limite che per il 2021 ammonta a 8.975 euro all’anno. In difetto, si potrà andare in pensione solo al compimento del 71 esimo anno di età.

Qualora, viceversa, si potrà far valere un assegno pari ad almeno 2,8 volte la pensione sociale, allora si potrà lasciare il lavoro anche prima, a 64 anni. Ma si tratta di casi rari riservati a lavoratori con retribuzioni alte.

Lo stesso slittamento a 71 anni vale anche qualora non si raggiunga la contribuzione minima.

Con meno 20 anni di contributi versati, le regole della Fornero prevedono la pensione solo al raggiungimento di 71 anni.