Host salvi dopo l’accordo siglato tra Airbnb e l’Agenzia delle Entrate. La piattaforma in una nota dei giorni scorsi ha confermato che non si rifarà sui proprietari di casa non professionisti, quelli che hanno arrotondato affittando una seconda casa o una stanza della propria abitazione. Un sospiro di sollievo quindi per chi, più o meno consapevolmente, non aveva provveduto a versare la cedolare secca sulle case vacanze. Ma bisogna capire che cosa succederà invece per la copertura fiscale dell’ultimo biennio e come saranno utilizzati i 576 milioni di euro che Airbnb si è impegnata a corrispondere in qualità di sostituto di imposta a partire dal prossimo anno.

Di questi 353 milioni si riferiscono alle ritenute dovute e non versate, 174 sono dovuti a titolo di sanzioni amministrative e 49 per gli interessi maturati. Facciamo chiarezza.

Host salvi dopo l’accordo Airbnb?

Poco più di un mese fa il sequestro improvviso di oltre 779 milioni operato dalla Guardia di Finanza ai danni della piattaforma di hosting aveva generato un certo panico tra i proprietari non professionisti. In pochi infatti avevano provveduto a versare regolarmente la cedolare secca. La normativa c’era ma era giunta al termine di un percorso confuso e lacunoso. Tuttavia non sarebbe servito come alibi. L’accordo di Airbnb libera gli host dall’onere del versamento della cedolare secca del 21% dal 2017 al 2021. La piattaforma ha infatti ribadito l’importanza del mercato italiano, specificando che non intraprenderà azioni di rivalsa sugli host.

Ma chi deve pagare la cedolare secca per i due anni rimasti fuori dal sequestro e dall’accordo Airbnb-Fisco Italiano? Anche su questo fronte arrivano notizie confortanti: l’azienda ha reso noto che è in corso una trattativa per arrivare ad una definizione costruttiva con le autorità. Ha però anche invitato gli host che non lo abbiano ancora fatto a consultare il proprio commercialista per valutare la possibilità di aderire al ravvedimento operoso che scade il 28 febbraio 2024.

Questa strada permette di beneficiare di sanzioni ridotte a fronte del versamento della cedolare secca pagata in ritardo.

Cedolare secca al 26% dal 2024: Airbnb sostituto di imposta degli host

Da gennaio 2024 cambia la musica, o meglio si inizia a suonare quella che la normativa impone. E ormai non avrebbe senso appellarsi alla poca chiarezza normativa. Anche Airbnb si è detta favorevole. Ricordiamo che la cedolare secca dalla seconda casa in affitto dal 2024 passa al 26% (fino ad un massimo di quattro appartamenti in affitto). In alcuni Comuni italiani del resto la piattaforma sta già provvedendo a riscuotere la tassa di soggiorno. Dunque Airbnb opererà come sostituto di imposta.

Come saranno usati i soldi della cedolare secca di Airbnb

Cosa farà lo Stato con gli oltre 500 milioni raccolti dopo l’accordo con Airbnb? Sul punto non ci sono notizie ufficiali. C’è però una richiesta, da parte del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che ha chiesto pubblicamente di non versare genericamente la somma forfettaria recuperata nella fiscalità statale ma di dedicarla piuttosto a finanziare un piano casa nelle città. Questa la motivazione del primo cittadino: “Anche a seguito dell’abolizione del reddito di cittadinanza- segnala Lepore- a Bologna purtroppo ci sono 4.000 persone, 1.500 famiglie, che rischiano di restare per strada. E gli sfratti sono aumentati. Il Piano per l’abitare del Comune c’è, e sta lavorando. Ma non basta”. E di certo non è un problema che riguarda solo la città che egli rappresenta.