Le famiglie e i singoli richiedenti che aspirano all’assegno di inclusione devono seguire una serie di adempimenti rigorosamente collegati tra loro e imprescindibili. Questi requisiti, necessari immediatamente dopo la presentazione della domanda, sono risultati obbligatori per tutti i richiedenti. Con molte famiglie che hanno già ricevuto il sussidio, è giunto il momento di affrontare il primo adempimento successivo alla fruizione del sussidio. Gli adempimenti iniziali, cruciali per accedere ai benefici dell’assegno di inclusione, sono tanto importanti quanto quelli successivi, essenziali per continuare a ricevere il sussidio.

“Buongiorno, ho un dubbio davvero grande relativo al mio assegno di inclusione. L’ho preso la prima volta a marzo, il giorno 15 e proprio oggi ho ricevuto la mensilità di maggio. In pratica sono tre mesi che prendo il sussidio. Sapevo che mi doveva chiamare il Comune per un appuntamento ma fino ad oggi non ho ricevuto alcuna convocazione. Cosa devo fare dato che sento dire che chi non viene chiamato al Comune rischia di perdere il sussidio nei prossimi mesi?”

Un beneficiario del sussidio esprime preoccupazioni significative: ha ricevuto l’assegno di inclusione per la prima volta a marzo e, nonostante il passare dei mesi, non ha ancora ricevuto convocazioni per un incontro con il Comune. Questa situazione genera incertezze dato che la mancata convocazione potrebbe implicare la perdita del sussidio nei mesi a venire.

Addio assegno di inclusione, ecco chi ricadrà nella regola dei 120 giorni già a giugno

I requisiti necessari per ricevere l’assegno di inclusione sono rimasti invariati fin dalla sua introduzione a gennaio. Inizialmente, era obbligatorio presentare la domanda attraverso un sistema telematico sull’INPS e iscriversi sulla piattaforma SIISL per accettare il Patto di Attivazione Digitale (PAD). Coloro che hanno espletato correttamente tutte le procedure hanno iniziato a ricevere il sussidio a partire dal 26 gennaio o dal 15 febbraio, a seconda della tempestività della loro domanda.

Gli adempimenti non si esauriscono con la ricezione del primo assegno. Infatti, è necessario presentarsi ai servizi sociali del Comune di residenza entro 120 giorni dall’accettazione del PAD.

Attenti alla scadenza, si rischia grosso

Per chi ha presentato domanda a dicembre o gennaio, il termine dei 120 giorni è già scaduto o sta per scadere. Se questo adempimento non viene completato, i beneficiari rischiano di perdere l’assegno. A causa dell’enorme affluenza di domande, la regola dei 120 giorni è stata modificata per i primi richiedenti. Per coloro che hanno inviato la domanda e sottoscritto il PAD fino a febbraio, i 120 giorni non sono calcolati dalla data di completamento della procedura ma dal momento in cui l’INPS ha segnalato al Comune l’elenco dei beneficiari. Il primo flusso di queste segnalazioni risale a febbraio, quindi in questi giorni si avvicina la scadenza dei 120 giorni per contattare i servizi sociali.

I suggerimenti utili per evitare di ricadere nella cessazione dell’assegno di inclusione

È un errore attendere passivamente la convocazione da parte dei servizi sociali. Non esiste un obbligo formale di convocazione da parte di queste strutture territoriali. Nello scenario peggiore, i beneficiari dell’ADI devono prendere l’iniziativa di contattare direttamente i servizi sociali del loro Comune di residenza. È essenziale muoversi proattivamente per fissare un appuntamento per la profilazione. In caso contrario, i beneficiari rischiano di perdere l’assegno nei mesi successivi. Secondo le normative vigenti, chi non rispetta questo e gli adempimenti successivi, tra cui nuovi incontri ogni 90 giorni per valutare l’integrazione sociale, vedrà sospeso il sussidio.