Con la fine di Quota 102 il 31 dicembre 2022, andare in pensione anticipata dal 2023 diventerà più difficile. Soprattutto per coloro a cui mancano un paio di anni al raggiungimento dei requisiti di vecchiaia. E’ il così detto effetto scalone.

Fatta eccezione per i lavoratori appartenenti al comparto sicurezza e difesa che seguono regole diverse per andare in pensione, per tutti sarà necessario raggiungere i requisiti Fornero. E cioè 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. O, in alternativa, 42 anni e 10 mesi di contributi (12 mesi in meno per le donne) indipendentemente dall’età.

Come andare in pensione due anni prima

Le due opzioni che molto probabilmente saranno prorogate anche nel 2023 restano Opzione Donna e Ape Sociale. La prima potrebbe essere estesa anche agli uomini per la prima volta. E quindi consentire di lasciare il lavoro a partire da 58 anni di età. La seconda, invece, a partire da 63 anni.

In ogni caso, per i dipendenti del pubblico impiego è previsto il collocamento a riposo a 65 anni di età qualora abbiano maturato i requisiti contributivi di cui sopra. E cioè 41-42 anni e 10 mesi di contributi.

Per quanto riguarda Opzione Donna, come noto si tratta di una forma di pensione anticipata che prevede il ricalcolo interamente contributivo della pensione a partire da 58 anni di età (59 per le autonome) con almeno 35 anni di contributi versati.

Riguardo ad Ape Sociale, invece, occorre aver raggiunto i 63 anni di età con almeno 30 anni di contributi e trovarsi in una condizione di disagio sociale così come previsto dalla legge. Per i lavoratori usuranti servono 36 anni di contribuzione (32 per edili e ceramisti).

Resta poi ancora possibile per il 2023 andare in pensione con Quota 41, la pensione anticipata per i lavoratori precoci. Il requisito si raggiunge con 41 anni di contribuzione a patto che almeno 12 mesi risultino versati prima del 19 esimo anno di età.

Gli scivoli 2023

Al di là di queste regole, resta ancora possibile per il 2023 andare in pensione grazie agli scivoli previsti dai contratti di espansione e ai contratti di solidarietà per il settore credito. Essi sono rivolti esclusivamente ai dipendenti privati di grandi aziende e banche e prevedono l’uscita anticipata fino a 5 anni prima della pensione di vecchiaia. Per i bancari, addirittura 7 anni prima.

Queste forme di scivolo pensionistico non sono vere e proprie pensioni, ma indennità di accompagnamento a carico delle aziende. In sostanza prevedono la liquidazione di un assegno mensile pari alla futura pensione calcolata al momento della risoluzione del contratto fi lavoro.