Ape Sociale resta anche per quest’anno una delle strade percorribili per andare in pensione anticipata anche per il personale scolastico. Interessati sono tutti: dai dirigenti, agli insegnati, personale educativo e Ata. Le domande all’Inps vanno presentate entro il 31 marzo 2023.

All’interno delle varie categorie bisogna esistono delle differenze sostanziali e formali che limitano o sfavoriscono l’accesso ad Ape Sociale. Così, ad esempio, i bidelli sono più favoriti rispetto a docenti e dirigenti per andare in pensione anticipata a 63 anni.

Bidelli favoriti rispetto ai docenti per Ape Sociale

Il requisito anagrafico richiesto per andare in pensione nel 2023 con Ape Sociale è rimasto invariato a 63 anni. Così come i requisiti contributivi necessari che vanno da un minimo di 28 anni a un massimo di 36 anni a seconda dei casi. In aggiunta, come noto, per richiedere Ape Sociale è necessario rientrare in una delle seguenti condizioni di disagio sociale:

  • stato di disoccupazione (30 anni di contributi);
  • caregiver da almeno 6 mesi (30 anni di contributi);
  • invalidità definitiva pari ad almeno il 74% (30 anni di contributi);
  • lavoro gravoso (36 anni di contributi);

Dal 2022 i bidelli rientrano, insieme agli insegnanti delle scuole primarie e al personale educativo delle scuole d’infanzia, in quest’ultima categoria. Mentre il resto del personale scolastico è escluso pur svolgendo, per la maggior parte dei casi, la stessa attività ogni giorno.

Ma a parte questa prerogativa che per comodità non prendiamo in considerazione, i bidelli restano comunque favoriti rispetto agli insegnati nell’accesso ad Ape Sociale per un altro motivo che non è per nulla trascurabile.

L’importo dell’assegno prima della pensione

La prestazione di Ape Sociale prevede l’erogazione di una indennità mensile massima pari a 1.500 euro per 12 mensilità fino all’età pensionabile. Quindi 18.000 euro lordi all’anno. Ebbene, considerando una soglia di 36 anni di contributi a 63 anni la pensione media di un bidello, in linea generale, è inferiore a tale cifra.

Mentre quella di un insegnante è superiore. Cosa implica questo?

In pratica all’insegnante che richiede Ape Sociale è calcloata una pensione superiore alla soglia massima fissata. Quindi subisce un taglio dell’assegno rispetto alla pensione che gli spetterebbe di diritto. Mentre a un bidello no. Detto taglio va considerato anche computando la tredicesima che non spetta con Ape Sociale, mentre sarebbe riconosciuta con la liquidazione della pensione ordinaria o anticiata con altre forme.

La penalizzazione diventa, poi, più pesante in relazione agli anni che mancano alla liquidazione della pensione. Volendo fare un esempio, se la pensione di un docente a calcolo fosse anche solo di 20.000 euro all’anno, perderebbe andando in pensione con Ape Sociale a 63 anni quattro annualità, cioè 8.000 euro fino al compimento dei 67 anni di età.

Non solo. Durante questi 4 anni di attesa della pensione di vecchiaia, il montante contributivo non maturerà più perché l’indennità di Ape Sociale non prevede alcun riconoscimento contributivo figurativo per il ricalcolo della rendita. La stessa non è nemmeno soggetta a perequazione automatica come per le pensioni.