Il fenomeno delle “partite IVA apri e chiudi” rappresenta un significativo problema nel contesto fiscale italiano. Questo stratagemma viene frequentemente utilizzato per ottenere indebiti benefici fiscali, come i contributi a fondo perduto, o per commettere frodi mediante l’emissione di fatture false.

Le partite IVA vengono aperte e poi chiuse immediatamente dopo aver sfruttato tali vantaggi, senza mai avviare effettivamente l’attività dichiarata. Questa pratica non solo danneggia le finanze pubbliche, ma mina anche la credibilità e l’efficienza del sistema fiscale.

Per contrastare questo abuso, il legislatore, negli ultimi tempi, ha messo in campo misure rigide, tra cui l’obbligo per i richiedenti di presentarsi all’Agenzia delle Entrate per dimostrare l’effettivo esercizio dell’attività. Se non si presentano o forniscono documentazione inadeguata, l’Agenzia può cessare la partita IVA e imporre una sanzione amministrativa.

Controlli partite IVA apri e chiudi: sanzione di 3.000 euro

Secondo l’articolo 35 del DPR n. 633/1972, modificato dalla legge di bilancio 2023, l’Agenzia delle Entrate può convocare il contribuente al momento della richiesta di aprire la partita IVA. Tale convocazione mira a ottenere la documentazione necessaria a dimostrare l’effettivo esercizio dell’attività dichiarata.

Se il contribuente non si presenta alla convocazione o fornisce documentazione insufficiente, l’Agenzia delle Entrate può emanare un provvedimento di cessazione dell’attività e imporre una sanzione amministrativa di 3.000 euro.

I criteri utilizzati per valutare i rischi associati alle partite IVA sono definiti nel Provvedimento Prot. n. 156803/2023. Vengono considerati vari elementi legati al titolare della ditta individuale, al lavoratore autonomo o al rappresentante legale di società, associazioni o enti, con o senza personalità giuridica.

Attenzionata la riapertura della partita IVA

Anche in caso di cessazione della partita IVA da parte dell’Agenzia delle Entrate, il contribuente ha la possibilità di riaprirla. Tuttavia, in questo caso, deve fornire garanzie sotto forma di polizza fideiussoria o fideiussione bancaria a favore dell’Amministrazione finanziaria.

Questa garanzia, della durata minima di tre anni, deve avere un valore non inferiore a 50.000 euro.

Se, prima del provvedimento di cessazione, il contribuente ha commesso violazioni fiscali, l’importo della garanzia deve coprire l’intero ammontare dovuto, comprensivo di imposte, sanzioni, interessi e oneri accessori, se superiori a 50.000 euro.

La manovra di bilancio 2024 ha rafforzato ancora di più le misure. Ha introdotto ulteriori disposizioni in merito alla necessità di fornire garanzie. In particolare, richiede la presentazione di una garanzia anche nei casi in cui l’Agenzia delle Entrate abbia notificato un provvedimento che accerta la sussistenza dei presupposti per la cessazione della partita IVA nei confronti di contribuenti che hanno cessato l’attività nei 12 mesi precedenti.

In altre parole, se il contribuente riceve un provvedimento di cessazione e intende riaprire la partita IVA entro un anno dalla chiusura, deve comunque presentare una garanzia fideiussoria o bancaria secondo le modalità già descritte.

Controlli partite IVA apri e chiudi: implicazioni per i contribuenti

Queste misure mirano a contrastare in modo più efficace il fenomeno delle partite IVA aperte e chiuse in modo fraudolento. I contribuenti devono essere consapevoli delle nuove regole e delle potenziali conseguenze in caso di mancato rispetto delle normative.

L’introduzione di garanzie finanziarie rappresenta un deterrente significativo per chi intende sfruttare le partite IVA a fini illeciti. Infatti, la necessità di fornire una garanzia di almeno 50.000 euro può scoraggiare l’apertura di partite IVA con intenti fraudolenti.

In sintesi, le modifiche normative introdotte dalla legge di bilancio 2023 e ulteriormente rafforzate dalla manovra di bilancio 2024 rappresentano un passo importante nella lotta contro l’uso improprio delle partite IVA. Queste misure non solo mirano a tutelare le finanze pubbliche, ma anche a promuovere una maggiore trasparenza e correttezza nel mondo imprenditoriale.

Per i contribuenti, è essenziale essere ben informati e preparati a dimostrare l’effettivo esercizio dell’attività dichiarata, nonché a fornire le necessarie garanzie finanziarie in caso di cessazione e successiva riapertura della partita IVA. In tal modo, sarà possibile contribuire a un sistema fiscale più equo e sostenibile, riducendo al contempo le opportunità di frode e abuso.

Riassumendo…

  • il problema delle partite IVA apri e chiudi per benefici fiscali e frodi è, purtroppo, un fenomeno diffuso
  • la legge di bilancio 2023 ha previsto misure contro partite IVA fittizie
  • l’Agenzia delle Entrate può convocare e sanzionare i richiedenti senza documentazione adeguata
  • la riapertura partita IVA richiede garanzia fideiussoria o bancaria di almeno 50.000 euro
  • la manovra 2024 ha esteso obbligo garanzia anche per chiusure nei 12 mesi precedenti
  • le misure mirano a maggiore trasparenza e correttezza nel sistema fiscale.