L’assegno unico sui figli fino a 21 anni di età non compiuti è una misura che dal primo marzo ha di fatto rivoluzionato il meccanismo del welfare per le famiglie in Italia. Non ci sono più assegni familiari, detrazioni per i figli fino a 21 anni e non ci sono più bonus bebè o premi alla nascita. Tutto sacrificato sull’altare della nuova misura. Sugli importi, le regole, le domande e i limiti, le informazioni dall’INPS sono state subito chiare fin dall’inizio.

Alcuni aspetti della misura però sono poco noti e portano numerose famiglie a perdere dei soldi inconsapevolmente. Un nostro lettore infatti ci chiede spiegazioni sul fatto che di colpo l’INPS ha tagliato l’assegno unico spettante per i suoi tre figli:

“Lo scorso 15 luglio ho ricevuto la nuova mensilità dell’assegno unico sui figli che ho iniziato a prendere da marzo. Siamo in cinque, e oltre a mia moglie ho tre figli di dieci, dodici e 18 anni appena compiuti. Rispetto alla mensilità di giugno l’assegno è sceso da 700 euro a 610. Non mi spiego il perché dal momento che la mia situazione reddituale è rimasta sempre la stessa. Inoltre mi avevano detto che rispetto agli assegni familiari e alle detrazioni per carichi di famiglia che percepivo prima, non avrei perso nulla. Invece con l’assegno così tagliato, ci rimetto. Vorrei sapere quali potrebbero essere i motivi di un taglio così netto e se si può intervenire.”

Assegno unico e universale sui figli, le regole generali

L’assegno unico sui figli a carico è una misura che è collegata all’ISEE del nucleo familiare. La certificazione utile all’accesso a tutte le misure assistenziali, bonus e sussidi, non è utile per il diritto alla prestazione che è lo stesso garantito anche senza ISEE. Ma è utile per la misura dell’assegno. Infatti senza ISEE o con un ISEE sopra i 40.000 euro, l’assegno unico spettante è pari a 50 euro al mese per ogni figlio.

L’assegno unico varia da 50 a 175 euro al mese per figlio minorenne in base all’ammontare dell’ISEE. E da 25 a 85 euro per i figli maggiorenni.

Assegno unico figli maggiorenni, come cambiano gli importi e i requisiti

Naturalmente, il figlio maggiorenne per poter rientrare nel beneficio dell’assegno ha bisogno di requisiti extra che sono:

  • Lo svolgimento di un tirocinio formativo o di una attività lavorativa con redditi inferiore ad 8.000 euro;
  • La frequenza di corsi scolastici, universitari o professionali;
  • Lo status di disoccupato con iscrizione all’ufficio di collocamento;
  • Lo svolgimento del servizio civile universale (SCU).

Come è evidente dagli importi, il quesito del nostro lettore potrebbe trovare soluzione proprio nel figlio maggiorenne. Probabilmente il nostro lettore ha dimenticato di comunicare all’INPS il cambio di fascia del figlio. Una volta diventato maggiorenne infatti, il figlio costringe il genitore a comunicare all’INPS la continuità del diritto all’assegno unico.

 

Cosa fare quando un figlio compie 18 anni di età

Il genitore deve indicare quale tra i requisiti ulteriori che servono per il maggiorenne, sia quello che dà diritto ancora alla corresponsione dell’assegno. Inoltre va indicato anche se l’assegno deve restare a vantaggio del genitore o se deve passare direttamente sul conto del figlio (a 18 anni il figlio può riceverlo da solo). Chi non comunica per tempo questa variazione, subisca da parte dell’INPS il congelamento dell’assegno unico per quanto riguarda il figlio che ha da poco compiuto i 18 anni di età. Ed è questo il caso anomalo del taglio di assegno subito dal nostro lettore. In altri termini per il mese in cui ha trovato il taglio dell’assegno unico, l’INPS ha pagato le quote relative solo agli altri due figli.

Presentando domanda adesso, l’interessato ha però diritto a ricevere, sempre dall’INPS, gli arretrati. Infatti per tutti i mesi in cui non ha percepito l’assegno per il figlio maggiorenne non avendo presentato domanda per tempo, c’è tempo fino a fine anno per recuperare.